Il caso pensioni irrompe violentemente nell'agenda economica del governo Renzi. La sentenza della Consulta, in vigore proprio da oggi con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, potrebbe infatti costare al Tesoro italiano addirittura 19 miliardi di euro, da contabilizzare tutti nel bilancio 2015. Sarebbero i calcoli definitivi della Ragioneria dello Stato che, secondo quanto rivela il quotidiano Repubblica, sarebbero arrivati in questi giorni sulla scrivania di via XX Settembre. A ieri le stime si fermavano a 16 mila euro lordi. Voce di spesa da contabilizzare tutta nel bilancio 2015 e che farebbe schizzare il deficit al 3,9% portando l'Italia al commissariamento europeo. Per questo il governo, secondo indiscrezioni sarebbe intenzionato a pagarne solo 4, applicando il criterio della gradualità (rimborsi totali sotto i 1500 euro, parziali fino a 3 mila poi nulli).
Sarebbe questa l'exit strategy trovata da Palazzo Chigi e già comunicata a Bruxelles. Ma è ancora tutto top secret e lo rimarrà fino a inizio giugno. La priorità al momento infatti sarebbe evitare che la campagna elettorale per le regionali del 31 maggio viri sul capitolo pensioni. Possibile un Consiglio dei ministri il 3 giugno.
L'ipotesi al vaglio sarebbe quella di limitare i rimborsi a 4 miliardi per evitare di far saltare i conti. Il governo interverrà con tutta probabilità per decreto, in quanto la sentenza, benché immediatamente esecutiva, specifica che l'esecutivo può intervenire per legge. I giudici hanno anche indicato la strada da seguire - la gradualità - citando una misura della finanziaria Letta del 2014: sarebbe corretto pagare il 95 per cento per i trattamenti superiori a tre volte quello minimo, il 75 per cento oltre le quattro volte, il 50 per quello oltre cinque volte.





