Si è conclusa anche la ventisettesima edizione del Cala Gonone Jazz Festival, nonostante un clima capriccioso, la soddisfazione è stata grande “Tutto è perfettibile, ma questa è una formula che ci ha gratificato molto e vorremmo poterla ripetere anche il prossimo anno” riassume il direttore artistico del festival Giuseppe Giordano “Ci siamo impegnati e messi a disposizione del pubblico fornendo una soluzione che potesse venire incontro agli amanti della musica anche in questo momento difficile da un punto di vista economico, ma non per questo abbiamo svalutato l’offerta che rimane sempre di qualità”.
Ad aprire la mattina di sabato 2 agosto l’istrionico Baba Sissoko alle Grotte del Bue Marino, luogo altamente suggestivo con un’ottima acustica e la possibilità di assistere ai concerti in una cornice che conserva i toni di confidenziali di una riunione tra pochi intimi. Il polistrumentista maliano si è lasciato ispirare da questa natura ottenendo la partecipazione degli spettatori, tra cui anche alcuni bambini con cui ha condiviso canti infantili e grandi sorrisi.
La sera all’Acquario il maltempo ha colto la località marittima, tuttavia lo staff e la Rural Electrification Orchestra non si sono persi d’animo accogliendo gli intirizziti, ma caparbi avventori all’interno della struttura.
Alle 22,00 i Tingvall Trio hanno presentato la loro ultima fatica al Teatro Comunale, “Beat”, un lavoro ampiamente strutturato grazie alle ispirazioni arrivate da una lunga tournée mediante la quale sono venuti a contatto con diverse concezioni e percezioni del mondo. L’arco sul contrabbasso di Rodriguez Calvo unito ad un pizzicato vibrante e suadente; i toni gravi e veloci del piano di Martin Tingvall accompagnati dalla sezione ritmica e incalzante di Jürgen Spiegel, hanno seguito tracce melodiche individuali cercando spazi emotivi propri, ritrovandosi in un armonico incedere, in un percorso simile a un rito iniziatico, una sorta di cerimonia di crescita, un’esplorazione che è stata capace di sorprendere positivamente i presenti.
La domenica le nuvole hanno lasciato il golfo liberando l’aria circostante e concedendo un momento di ventilata tregua per l’ultima esibizione alle grotte con il concerto degli Aero 5th, un organico di giovani nuoresi il cui debutto è avvenuto con la formazione del Cala Gonone Jazz Orchestra al festival AnimaneraMediterranea in dicembre. Il quintetto può quindi contare su una solida sezione ritmica nello sviluppare variegati sentieri, che partono dal tango moderno (dagli Aires Tango a Piazzolla, passando per Evan Lurie) fino ad arrivare al Latin Mood di Bosso e Girotto; lungo la strada, incursioni nel jazz più classico, una serie di brani originali e un saluto/omaggio a Stochelo Rosenberg.
All’Acquario, in quest’ultima serata confortata da vini e formaggi, Fabrizio Fogagnolo ha guidato il trio KoineJazz in una sessione dai ritmi nostalgici. L’atteggiamento fresco e ironico ha reso particolarmente apprezzabile questa band composta dal maestro Nicolò Cattaneo al piano e il giovanissimo batterista Martino Malacrida. Il gruppo ha seguito una scaletta ispirata dall’opinione degli ascoltatori volta a rendere dinamica ed estemporanea ogni composizione proposta.
La notte si fa interprete di un’altra crescita artista, quella del quartetto di Enzo Favata con la recente formazione che ha visto la presenza del talento in ascesa Enrico Zanisi al piano e gli estrosi e più esperti U.T. Gandhi alla batteria e Danilo Gallo al contrabbasso. L’esibizione si è basata principalmente sull’album Inner Roads, un progetto molto caro al sassofonista algherese che ha proposto diverse varianti di questo importante percorso concedendo anche l’espressione individuale di ognuno dei componenti del quartetto in un ipnotico crescendo verso nuove riletture di brani di repertorio grazie all’improvvisazione, la chiave giusta -secondo Favata- per rendere unica un’esecuzione altrimenti ordinaria e priva di nuovi stimoli.