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Iraq, Obama: “No a un’altra guerra, se necessario altri raid”

"Se necessario" i raid aerei americani contro lo Stato islamico in Iraq continueranno. Ma la guerra non ci sarà. Sono le parole di Barack Obama, all'indomani dei primi attacchi con droni statunitensi contro le postazioni dell'Isis. Un concetto che il presidente degli Stati Uniti aveva già ribadito sul New York Times:  "Si può mettere fine al califfato" - sottolinea Obama nella conversazione con Thomas Friedman - solo se sul terreno "c'è un partner in grado di colmare un vuoto". Un chiaro riferimento alla classe politica irachena, incapace di controllare il Paese e di fermare l'avanzata dei militanti Isis.

C'è intanto una vittima civile nei raid: è una giornalista curda, Deniz Firat. È morta colpita al cuore da una scheggia mentre era vicino alla città di Makhmour, dove vivono molte famiglie dei membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK),  a circa 280 chilometri a nord di Baghdad. L'agenzia la descrive come la corrispondente principale dalla zona, appassionata e instancabile.

Arriva poi il drammatico appello la minoranza religiosa degli Yazidi. Restano "uno o due" giorni di tempo per salvarli, perché sono in fuga dalle persecuzioni dello Stato islamico. Trascorso questo tempo, la minoranza rimasta intrappolata nell'area montagnosa di Sinjar non avrà scampo e sarà giustiziata dalla fame e dai miliziani islamisti. Queste le parole della parlamentare irachena Yazidi, Vian Dakhil. Nel pomeriggio di sabato, i guerriglieri peshmerga curdi sono riusciti ad aprire una strada verso le montagne di Sinjar nel nord ovest dell'Iraq, salvando gli oltre cinquemila yazidi intrappolati sulle montagne.

Francesco torna a twittare per ricordare il dramma dei cristiani in Iraq. La Santa Sede, sottolinea a Radio Vaticana padre Federico Lombardi, "cerca di sostenere questo clima di preghiera, di mobilitazione spirituale e di solidarietà". Intanto il Papa ha anche nominato un inviato personale a Baghdad.

La campagna di terrore non si ferma, contro cristiani e Yazidi, oltre che contro i civili. Secondo le Nazioni Unite gli sfollati e i profughi hanno superato quota 500 mila da giugno, un milione in totale. A giugno le forze dell'ISIS hanno preso Mosul e controllano gran parte delle regioni del nord e dell'ovest. Il governo iracheno è riuscito finora a tenere testa agli jihadisti difendendo le zone a maggioranza sciita mentre nel nord la primaria linea di difesa è quella dei curdi. Un loro portavoce ha minacciato in un video l'America: a riprenderlo, un giornalista di Vice Media che ha trascorso con gli estremisti tre settimanane.  In un altro video, l'agenzia Onu per i rifugiati mostra la drammatica situazione dei civili, tra cui molti bambini, in fuga dalle zone controllate dall'Isis.