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Tagliola sulle riforme, opposizioni in sit-in al Colle.

"La democrazia è stata uccisa". Non usa mezzi termini il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, per protestare contro la decisione della maggioranza di porre la tagliola sul Dl riforme. Il provvedimento sulla revisione del Senato andrà così al voto entro l'otto agosto, "cassando" la discussione sugli emendamenti delle opposizioni. Dopo diversi episodi di protesta nelle aule parlamentari, deputati e senatori di tutte le forze di opposizione (M5S, Fratelli d'Italia, Lega Nord e Sel) si sono avviati in marcia da Palazzo Madama al Quirinale. Hanno così dato vita ad un sit-in dinanzi all'ingresso del Colle, per chiedere simbolicamente l'intervento del Capo dello Stato.

Il segretario generale del Quirinale Donato Marra ha ricevuto una delegazione composta da Gianmarco Centinaio per la Lega Nord, Vito Petrocelli per l'M5S e Loredana De Petris di Sel per il Gruppo Misto al Senato, data una leggera "indisposizione" di Giorgio Napolitano. Le minoranze chiedono anzitutto che i membri del nuovo Senato siano direttamente eleggibili dai cittadini e lamentano la scarsa democrazia che l'accelerazione dei tempi comporta nella discussione sulle riforme. "Vogliamo tornare in Aula a parlare, possono esserci progetti alternativi" ha detto Centinaio della Lega Nord, dopo l'incontro con Marra.

"Stupiremo tutti, specie i gufi. Finira come per gli 80 euro. Tutti dubitano, poi...". Così il premier Matteo Renzi si è rivolto ai suoi. Secondo quanto si apprende, il presidente del Consiglio sta lavorando di suo pugno ai mille giorni. Posizione ribadita anche in un'intervista apparsa sul Corriere.it in cui Renzi si dice determinato ad andare avanti: "In Italia c'è un gruppo di persone che dice 'no!' da sempre. E noi, senza urlare, diciamo 'sì! Piaccia o non piaccia, le riforme le faremo!'".

"E' una tagliola nella sostanza più che nella forma". I capigruppo di opposizione insorgono contro la decisione della maggioranza di imporre il contingentamento dei tempi del dibattito al Senato sulle riforme. Intanto, i deputati del M5S hanno abbandonato l'Aula della Camera dove è in corso l'esame del bilancio interno di Montecitorio per protestare contro la ghigliottina al Senato sul dl Boschi. I pentastellati annunciano di voler salire al Quirinale per chiedere l'intervento del capo dello Stato. "Il contingentamento è molto grave - ha detto Loredana De Petris, di Sel - e insopportabile per una revisione della Costituzione". "Il governo vuole le riforme entro l'8 agosto e ci concede 135 ore per le prossime due settimane in cui dovremo esaminare anche i decreti in scadenza - protesta il grillino Vito Petrocelli - è chiaro che stanno cercando di forzare perché se non fosse una tagliola avrebbero previsto altri giorni di lavoro oltre l'8 agosto".

"Renzi vuole togliere la parola a un ramo del Parlamento ma noi non ci stiamo, non siamo schiavi di Renzi che vuole andare in vacanza entro l'8 agosto", ha aggiunto Gian Marco Centinaio della Lega che, interpellato a proposito di un possibile ostruzionismo anche sui decreti, ha risposto: "No sui decreti non lo faremo perché pensiamo agli interessi del paese".

Il calendario che, di fatto, applica la cosiddetta tagliola fissando la data di chiusura del ddl all'8 agosto, è stato approvato in conferenza dei capigruppo a maggioranza.  Per quanto riguarda i decreti pendenti invece, così viene riferito - dl competitività e dl cultura - il calendario rimane immutato: saranno esaminati, probabilmente con la fiducia, tra oggi e lunedì prossimo. La maggioranza dunque, nella capigruppo al Senato, ha stabilito che nelle prossime due settimane, che equivalgono in tutto a 135 ore complessive, saranno 20 le ore dedicate al ddl riforme, da licenziare, con contingentamento dei tempi, entro e non oltre l'8 agosto. Resta, come da calendario già stabilito, che la prossima settimana, sulle riforme, le sedute saranno anche notturne, fino alle 24, e l'Aula si riunirà anche il sabato e la domenica.