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Renzi: “Questo voto ci impone di cambiare Italia e Ue”

"Ha vinto la speranza. Questa nostra direzione deve essere l'occasione per una riflessione dell'analisi del voto - con il sorriso - per capire cosa dobbiamo fare a partire da adesso. Questo risultato ci carica di gioia, ma anche di straordinaria responsabilità. Questo voto non è semplicemente per il Pd o per il premier. Va ben oltre le aspettative e le ambizioni, questo voto è dato dagli italiani per l'Italia. Abbiamo ricevuto un consenso che ci impone e ci chiama a provare a cambiare il nostro Paese e l'Europa". Queste le parole di Matteo Renzi, premier e segretario del Pd, alla prima direzione del Nazareno dopo il voto di domenica per le europee. "In un momento, raccontato da altri, di sfascio del paese, il Pd si è posto non come garante di conservazione ma come testimone di speranza. Non possiamo indietreggiare di mezzo centimetro da questa aspettativa su di noi".

Per Renzi "la risposta che l’Europa ha dato alla crisi economica non è sufficiente alle attese dei cittadini europei", per cui è necessario che il Pd porti "le istanze" di cambiamento dell’Europa "in tutte le sedi". "L’azione nel semestre e quotidiana dei prossimi anni - ha spiegato il premier -, deve essere incentrata con grande determinazione a dare all’Europa un respiro più ampio delle piccole e grandi questioni che l’hanno attraversata in questi anni. Non è possibile ci sia un’Europa che si occupa di tutto e lascia l’immigrazione a noi. Lo abbiamo detto in campagna elettorale ma non sono più slogan, sono impegni". Per Renzi, l’Europa deve cambiare "perché l’alternativa al cambiamento dell’Europa è l’Europa che non si salva".

"Gli insulti a Giorgio Napolitano dal palco dei 5Stelle" a piazza San Giovanni - ha detto il premier - sono stati "il momento in cui si è toccato il punto più basso. Non solo per la stima e l'affetto per Napolitano ma perché la dimensione dell'odio andava oltre il rispetto della civiltà politica, si andava verso l'odio personale, una sorta di furore cieco e carico di cattiveria che non è quello a cui l'Italia voleva essere chiamata". Poi la stoccata: "Mi ha molto colpito un fatto: che in streaming si fanno i dibattiti, a trovare i populisti inglesi si va di nascosto". Il riferimento è alla trasferta di ieri di Beppe Grillo a Bruxelles, e dell'incontro con Nigel Farage, leader Ukip.

"Prima delle dissertazioni sui nomi è importante capire se le idee che il Pse ha espresso sono ancora valide oppure no - ha spiegato Renzi -. Questo è il punto di partenza: c'è o non c'è la consapevolezza che di fronte ai populismo c'è da investire sui valori di cittadinanza e sui valori sociali?".

Le riforme costituzionali e della legge elettorale devono procedere rapidamente ed "entro l'estate" l'Italicum deve essere approvato. Poi Renzi ha spiegato: "Mi auguro, penso, credo che la riforma del Senato riprenda rapidamente il proprio corso nella discussione. Subito dopo, e comunque entro l'estate, dobbiamo chiudere il capitolo legge elettorale". Poi ha precisato: "Non fare la legge elettorale per andare a votare... a parte che agli altri è passata la voglia di andare a votare... noi non siamo in ansia da prestazione. Proponiamo di farla subito dopo il passaggio in Senato sulla riforma costituzionale". E proprio sul fronte della riforma di palazzo Madama, poco prima che iniziasse la direzione, il Partito democratico ha aperto a possibili modifiche al testo delle riforme costituzionali in discussione al Senato. A poche ore dalla scadenza per la presentazione degli emendamenti - oggi alle 18 - i senatori Andrea Marcucci, coordinatore dei senatori renziani, e Franco Mirabelli, coordinatore di Areadem, hanno presentato a Palazzo Madama un emendamento che introduce l'elezione indiretta dei senatori. Il testo ricalcherebbe il modello del Senato francese e prevede che una platea di amministratori locali elegga il nuovo Senato. Di fatto si tratta di una proposta di mediazione tra il testo originario del governo e quello per il Senato elettivo a firma Vannino Chiti.

​Il governo intende procedere rapidamente non solo sulle riforme istituzionali e della legge elettorale, ma anche sulle principali misure economiche, a cominciare dal lavoro che è "la madre di tutte le battaglie". Lo ha ribadito Renzi: "Portare avanti le riforme su agricoltura, terzo settore, la riforma della pubblica amministrazione. C'è il tema della delega fiscale, il tema della giustizia che il ministro Andrea Orlando si accinge a presentare al governo a giugno. E c'è la madre di tutte le battaglie che è la riforma del lavoro: il decreto Poletti un primo momento di sintesi molto importante, ma ora bisogna andare avanti".

La direzione di oggi è caratterizzata da un clima nuovo all'interno dei democratici. Un clima di pax interna non solo di facciata. Una pax frutto non di un cambiamento del segretario che da mesi ha proposto alla minoranza di entrare in segreteria e di indicare un nome per la presidenza vacante, ma figlia invece del trionfo elettorale che ha determinato una metamorfosi nella sinistra, consapevole dei meriti del leader. E ora pronta a dare il proprio contributo accettando il coinvolgimento negli incarichi di partito. "Trovo assurde le polemiche sulla foto di gruppo, non c'è nessun salto sul carro. Oggi che ha vinto il Pd è bellissimo pensare che quella foto di gruppo è la foto di un partito che tutto insieme adesso avverte questa responsabilità di dover combattere in Europa e contemporaneamente continuare il cambiamento in Italia".

"Nessuno di noi farà campagna acquisti in parlamento - ha affermato il premier - ma non c'è ombra di dubbio che la disponibilità a ragionare e a riflettere immaginando che l'orizzonte della legislatura sia quello del 2018, è fisiologico. E non perché lo vogliamo noi - ha aggiunto - ma perché si sono verificate delle scomparse sostanziali di altri partiti politici e questo è un dato di fatto. E chi di noi è un autentico bipolarista sa che questo non è di per sé un male".

"Vorrei - ha detto il premier - che l'assemblea nazionale fosse l'occasione per una ripartenza. Il Pd non può essere la sommatoria delle correnti o il modo di ricordare quello che è accaduto al congresso. Non interessa a nessuno". E poi: "Proporrei di arrivare all'appuntamento estivo sul partito, riprendendo un'idea di Veltroni e poi di Bersani su cui non abbiamo fatto niente che è quello della formazione politica. Dobbiamo individuare un numero fisso di persone da formare con strumenti tradizionali di formazione politica ma anche con le serie tv americane, so che qualcuno si mette mani nei capelli ma imparare anche un racconto è importante". A seguire, Renzi ufficializza le tappe: "Da qui all'assemblea - che propongo si tenga sabato 14 giugno - dobbiamo arrivare all'individuazione della nuova segreteria visto che metà della segreteria attuale è al governo e non ha più senso".

"Nelle prossime settimane affronteremo diverse questione di politica industriale e mi riferisco, ad esempio, ad Alitalia per la quale è questione di ore", ha annunciato il premier. Ed anche sull’Ilva "così non si va avanti: c’è bisogno di un cambio di passo nel giro di qualche giorno".

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