Press "Enter" to skip to content

L’Italicum oggi alla Camera, varrà solo per Montecitorio

Dopo l’accordo tocca all’Aula. Trovata ieri la quadra tra Matteo Renzi, Angelino Alfano e Silvio Berlusconi sulla legge elettorale, valida in questa nuova versione solo per la Camera dei Deputati, questa mattina l’Italicum arriverà a Montecitorio dove, dalle 10.30, si cominceranno a votare gli emendamenti.

Il nuovo accordo cambia in profondità lo schema di governo di Renzi, il quale puntava ad una legge elettorale immediatamente applicabile in entrambe le Camere. Ma lo schema rischiava di deteriorare i rapporti con Ncd e gli altri partner di governo che spingevano per una riforma che garantisse a tutti la durata della legislatura. In mattinata la quadra è stata trovata su un emendamento inizialmente presentato da due esponenti della minoranza interna del Pd, Giuseppe Lauricella e Alfredo D’Attorre, e riproposto da tutti i partiti minori. L’emendamento sopprime l’intero articolo 2 della riforma, quello che regolava l’elezione del Senato.

’Italicum quindi si applicherà solo alla Camera mentre al Senato si voterebbe, salvo abolizione della attuale Camera Alta, con il cosiddetto “Consultellum”, cioè il proporzionale puro figlio della sentenza della Consulta. Un sistema che, visto l’esistente tripolarismo, condannerebbe alle larghe intese (si commenta in Parlamento) mentre alla Camera ci sarebbe un vincitore. L’accordo è stato sancito da un comunicato di Silvio Berlusconi, al termine di una riunione di Forza Italia: oltre alla “disponibilità” sull’emendamento, è stato espresso “grave disappunto per la difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati”.

Dopo il via libera allo stralcio dal testo delle norme che riguardano il Senato, restano ancora alcuni punti da definire. Nel testo finale ci saranno un premio di maggioranza al 37% e una soglia di sbarramento al 4,5% per i partiti in coalizione. Confermato anche l'emendamento per delegare al governo l'individuazione dei collegi. Sì anche alle candidature multiple, che dovrebbero essere consentite in un massimo di otto collegi. Potrebbe invece essere archiviato, e non comparire dunque nel testo finale, l'emendamento cosiddetto "Salva Lega" presentato da Forza Italia, ma chi sta conducendo le ultime trattative spiega che la questione deve ancora essere decisa in maniera definitiva.

Il nuovo accordo cambia in profondità lo schema di governo di Renzi, il quale puntava ad una legge elettorale immediatamente applicabile in entrambe le Camere. Ma lo schema rischiava di deteriorare i rapporti con Ncd e gli altri partner di governo che spingevano per una riforma che garantisse a tutti la durata della legislatura. In mattinata la quadra è stata trovata su un emendamento inizialmente presentato da due esponenti della minoranza interna del Pd, Giuseppe Lauricella e Alfredo D’Attorre, e riproposto da tutti i partiti minori. L’emendamento sopprime l’intero articolo 2 della riforma, quello che regolava l’elezione del Senato.

L’Italicum quindi si applicherà solo alla Camera mentre al Senato si voterebbe, salvo abolizione della attuale Camera Alta, con il cosiddetto “Consultellum”, cioè il proporzionale puro figlio della sentenza della Consulta. Un sistema che, visto l’esistente tripolarismo, condannerebbe alle larghe intese (si commenta in Parlamento) mentre alla Camera ci sarebbe un vincitore.

L’accordo è stato sancito da un comunicato di Silvio Berlusconi, al termine di una riunione di Forza Italia: oltre alla “disponibilità” sull’emendamento, è stato espresso “grave disappunto per la difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati”.

Dopo il via libera allo stralcio dal testo delle norme che riguardano il Senato, restano ancora alcuni punti da definire. Nel testo finale ci saranno un premio di maggioranza al 37% e una soglia di sbarramento al 4,5% per i partiti in coalizione. Confermato anche l'emendamento per delegare al governo l'individuazione dei collegi. Sì anche alle candidature multiple, che dovrebbero essere consentite in un massimo di otto collegi. Potrebbe invece essere archiviato, e non comparire dunque nel testo finale, l'emendamento cosiddetto "Salva Lega" presentato da Forza Italia, ma chi sta conducendo le ultime trattative spiega che la questione deve ancora essere decisa in maniera definitiva.

La decisione di applicare l’Italicum alla sola Camera dei Deputati è una decisione figlia della mediazione, della volontà di mettere d’accordo parti molto distanti con interessi altrettanto lontani. Ma se questo compresso è forse indispensabile per ottenere il via libera alla riforma, porta però in dote un rischio non trascurabile. Se infatti tutto andrà come ritiene e come si augura il presidente del Consiglio, dopo il via libera all’Italicum, arriverà la cancellazione del Senato della Repubblica e, solo dopo, si tornerà al voto. In questo caso non ci sarà nessun problema e, almeno dal punto di vista delle riforme si potrà dire che è andato tutto bene. Ma se invece si dovesse tornare alle urne dopo l’approvazione della nuova legge elettorale e prima del superamento del bicameralismo perfetto, allora l’Italia si troverebbe a scegliere i propri rappresentanti con due differenti leggi. Cosa perfettamente legale e possibile dal punto di vista costituzionale ma cosa che potrebbe dare come risultato due differenti maggioranze, una alla Camera e una al Senato, con buona pace della governabilità e della semplificazione.