Si apre un'altra giornata di lavoro per la diplomazia internazionale impegnata a scongiurare il voto di domenica in Crimea e allontanare il rischio, sempre più concreto, di secessione dell'Ucraina. Unione Europea e Stati Uniti minacciano "passi seri" già da lunedì. Sanzioni economiche soprattutto, perché l'ipotesi militare non è al momento tra le opzioni. Gli Stati Uniti, secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal avrebbero detto no alla richiesta di sostegno militare avanzata dai dirigenti Ucraini.
All'Onu intanto si lavora a una risoluzione che dichiari illegittimo il referendum sull'annessione della Crimea alla Russia. Risoluzione rispetto alla quale la Cina potrebbe astenersi lasciando la Russia isolata tra i quindici paesi del Consiglio di Sicurezza. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, incontrando al Palazzo di Vetro il primo ministro ad interim dell'Ucraina Yatsenyuk ha chiesto che la Carta delle Nazioni Unite "sia uno strumento guida nella soluzione della crisi". Intanto due manifestanti pro Kiev sono morti negli scontri di giovedì sera a Donetsk fra manifestanti filo-russi e i sostenitori del governo della capitale.
Il governo ucraino ha chiesto assistenza militare agli Stati Uniti, ovvero armi, munizioni e sostegno di intelligence, ma l'amministrazione Obama ha acconsentito per il momento solo a fornire razioni militari, nel timore di alimentare ulteriormente la tensione nella repubblica ex sovietica. Lo riferisce il Wall Street Journal online, citando alti funzionari Usa. "Non è un no per sempre, è un no per ora", ha detto una delle fonti citate dal Wsj in forma anonima.
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha incontrato al Palazzo di Vetro il primo ministro ad interim dell'Ucraina, Arseni Yatsenyuk, con il quale ha espresso la sua "crescente preoccupazione per gli sviluppi in Ucraina, e particolare allarme per la crisi in Crimea". Ban Ki-moon ha esortato il premier a proseguire gli sforzi per impegnarsi in un dialogo diretto con la Russia, promuovendo l'unità del Paese. Il segretario generale ha anche sottolineato che la Carta delle Nazioni Unite deve essere lo strumento guida per una soluzione pacifica della crisi, ricordando l'importanza dei principi di sovranità, integrità territoriale, e rispetto dei diritti umani.
Potrebbe astenersi in caso di voto L'ambasciatore di Pechino all'Onu, Liu Jieyi, ha affermato in Consiglio di Sicurezza "la necessità di rispettare l'integrità territoriale dell'ex repubblica sovietica" e si è detto "aperto a tutte le proposte che siano in grado di ridurre la tensione". Secondo i diplomatici, la Cina potrebbe decidere di astenersi in caso di voto della bozza di risoluzione americana, lasciando la Russia isolata all'interno dei Quindici.