Finite le consultazioni del Presidente della Repubblica, questa domenica potrebbe essere un giorno interamente dedicato alla riflessione prima dell'incarico a Matteo Renzi di formare un nuovo governo. Non sarà dunque tutto così veloce come poteva sembrare in un primo momento quando, visti gli incontri lampo del capo dello Stato Giorgio Napolitano con i gruppi politici, si era ipotizzato che già da ieri il segretario del Pd potesse avere il via libera per dare vita al nuovo esecutivo. E invece ci sono una serie di piccoli grandi ostacoli che il quasi ex sindaco di Firenze dovrà affrontare
La prima questione da risolvere è quella del rapporto tra il Partito Democratico e il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. "Non siamo certi di poter assicurare un lieto fine", ha detto l'ex delfino di Silvio Berlusconi che aveva ammonito ancora Renzi: "Niente fretta sui programmi" che "non si possono realizzare in 48 ore". Dichiarazioni che il leader del Pd non avrebbe gradito tanto che, secondo alcuni quotidiani, ieri allo stadio per guardare la partita (persa) dalla sua Fiorentina contro l'Inter, si sarebbe lasciato andare a piccoli sfoghi: "Ma come - riporta Mario Ajello sul Messaggero - Alfano e i suoi sono stati per settimane a implorarmi di andare a palazzo Chigi e adesso? Ora alzano il prezzo.....Io dico: ma anche basta con le vecchie, solite cose". E già oggi ci potrebbe essere un chiarimento tra i due visto che Renzi potrebbe anche anticipare il suo arrivo nella capitale dove stanno già confluendo i suoi più stretti collaboratori. Questa mattina intanto il leader del Pd è stato avvistato in un albergo di Firenze in compagnia di Diego Della Valle.
Il fattore tempo per Renzi è anche un "fattore credibilità". "Ma lo sanno o non lo sanno - avrebbe detto ancora chiacchierando sugli spalti dello stadio di Firenze - che la politica, e non il sottoscritto, in questa partita per dare un governo che governi questo Paese si gioca molto della sua credibilità?" Ma è stato proprio per concedere più tempo al Presidente del Consiglio incaricato che il Presidente Napolitano ha accelerato sulle consultazioni chiudendole tutte in mendo di 48 ore. Il capo dello Stato ha chiarito comunque ieri che sono stati "colloqui interessanti e pieni di spunti" e "non si è trattato di consultazioni formali". Alla luce di queste dichiarazioni sembra probabile che l'incarico a Renzi arrivi non prima di domani.
Ma non sono solo i possibili alleati a dare problemi al segretario del Pd: c'è anche una fronda interna al suo partito. Pippo Civati, che contro Renzi ha perso le primarie, sembra scettico sulla possibilità di dare la fiducia al nascente governo. "Quando saprò qual è il governo, da chi è composto e quale sarà il programma esprimerò il mio giudizio, al momento sono molto a disagio", dice Civati, intervistato da Antonio Pitoni de La Stampa. "C'è una decina di parlamentari, soprattutto al Senato, che sono in difficoltà. E c'è un articolo della Costituzione che esclude il vincolo di mandato", aggiunge Civati, lasciando intendere che potrebbe non essere il solo a non votare la fiducia a Renzi
Il segretario del Pd sembra comunque determinato a tirare dritto mantenendo il suo stile "schietto": "Sono solo - avrebbe detto agli amici Renzi secondo quanto riportato da Goffredo de Marchis su Repubblica - delle resistenze di paura. Paura che parta davvero la rivoluzione. Ma la rivoluzione partirà. Andrà tutto come deve andare".