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Questa sera sarà un’altra giornata nera per la democrazia in Italia: un altro usurpatore conquisterà Palazzo Chigi dopo aver pugnalato alle spalle un suo compagno di partito.

Con la morte nel cuore mi devo associare questa volta a Grillo. Oggi,  probabilmente in tarda serata un’altra ferita grave sarà inferta alla democrazia in Italia e tutto questo con la passiva complicità del  Presidente della Repubblica che oltretutto si appresta a ricevere un pregiudicato e prossimo alla detenzione perché condannato per un reato grave e infamante che un uomo di stato possa compiere. Quindi come dicevo prima, devo turarmi il naso e dare ragione a Grillo sul capo dello Stato e su Renzie.

Mai si era visto un giovane rampante come questo in politica. Uno che per fare carriere non guarda in faccia nessuno, amici, colleghi di partito e penso perfino parenti. La sua ego pare smisurata più di quella del re del bunga bunga. Pare di vedere il berlusca agli esordi che diceva di trasformare l’Italia in un paradiso dando benessere a tutti ma invece la nazione l’ha trasformata in un suo feudo con il quale e tramite il quale è passato dal probabile fallimento delle sue aziende di circa 20 anni fa ad arricchirsi in modo smisurato. E con lui tutti i suoi numerosi pregiudicati messi li nelle istituzioni a garanzie delle sua faccende penali che però nulla hanno potuto alla fine contro la giustizia giusta che ogni tanto pare arriva a colpire anche i potenti.

Oggi, quindi, avremo un altro presidente del consiglio abusivo, non legittimato da niente. Non ha mai affrontato una vera competizione elettorale ma solo alla provincia della sua regione, dove certamente non ha vinto lui ma il portatore di acqua (voti) era il Pd che in quella regione poteva eleggere anche topolino. Ed poi come sindaco di Firenze ancora un’altra poltrona regalata dal Pd che per l’80 per cento dei voti è un lasciato del partito di un grande, vero, onesto, leader come Enrico Berlinguer. E non certamente dalla vecchia frangia della Dc dalla quale proviene il giovane toscano e grande usurpatore e traditore del voto delle primarie che certamente non lo hanno mandato li per far fuori i suoi compagni di partito e tradirli con arroganza e prepotenza, ed anche con una chiaro maleducazioni politica. Essere pragmatici va bene ma essere bugiardi e turlupinatori del volere popolare no va bene. Ma d'altronde uno che entrato nelle sacre stanze di Arcore certamente non può rimanere immune da fatale morbo della bugia e della falsità.  Quindi penso, che da oggi, dopo questo ennesimo affronto e presa in giro elettorale, il partito del non voto sarà il vero partito con la maggioranza assoluta nel nostro paese. E credo anche che tutto questo porterà altra acqua al mulino di Grillo.

Quindi oggi, dicevo, si è partiti con la seconda giornata di consultazioni al Quirinale dopo la crisi di governo che si è aperta ieri con le "dimissioni irrevocabili" di Enrico Letta. A incontrare il Presidente Giorgio Napolitano saliranno al Colle tutte le formazioni politiche con l'eccezione di Movimento 5 Stelle e Lega che hanno deciso di chiamarsi fuori. Il Capo dello Stato, appresa la defezione del Carroccio, ha espresso "stupore e rincrescimento" per la scelta del partitito guidato da Matteo Salvini. Già alle 10 si sono aperti i portoni del Quirinale per l'arrivo dei rappresentanti della Minoranza Linguistica del Sudtiroler Volkspartei del Gruppo Parlamentare Misto della Camera dei Deputati. E avanti così per tutta la giornata con una scansione oraria che lascerà poche pause al Capo dello Stato che vedrà per ultimo proprio quel Partito democratico che ha deciso di accelerare il cambiamento al governo congedando di fatto Enrico Letta dall'incarico di Presidente del Consiglio. Alle 19.15 saranno il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, e quello al Senato, Luigi Zanda, a chiudere il giro di consultazioni che potrebbe portare già in serata il Presidente Napolitano ad affidare l'incarico per la formazione del nuovo esecutivo al sindaco di Firenze, Matteo Renzi.

Dimissioni irrevocabili e consultazioni lampo. Enrico Letta lascia ieri dopo neppure 24 ore dalla "sfiducia" del Pd al premier democratico. Decisione "irrevocabile" riferisce il presidente del Consiglio al Presidente della Repubblica: una comunicazione che gli consegna durante la formalizzazione della decisione al Quirinale in un faccia a faccia che dura meno di un'ora. E dopo aver anticipato di tre ore la "salita" al Colle. "Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato. Ogni giorno come se fosse l'ultimo", twitta, citando Seneca, il presidente del Consiglio che lascia palazzo Chigi, solo, per salire al Colle alla guida di una Delta grigia. E' l'ora di pranzo.

Ha da poco salutato i "suoi" ministri, brindato con loro, al termine del suo ultimo consiglio a palazzo Chigi. Più tardi riceverà anche i saluti di Obama che lo chiama dall'Air Force One per esprimergli sincera amicizia e i complimenti per lavoro svolto a livello internazionale. Alla Camera Fi, Lega, Sel e M5S, i partiti all'opposizione, chiedono una parlamentarizzazione della crisi di governo durante la conferenza dei capigruppo. Un passaggio che non ci sarà, annuncerà poi Napolitano in un comunicato, dove spiega perché non ne vede l'utilità. Il premier, ricorda, ha deciso dopo le deliberazioni della direzione del Pd, avvenute "in forma pubblica e con l'espresso consenso dei presidenti dei rispettivi gruppi parlamentari". E poiché Letta ritiene che a fronte del mancato sostegno del "principale componente della maggioranza di governo" non vi siano "elementi tali da indurlo a soprassedere dalle dimissioni", il Presidente della Repubblica "non può che prendere atto". -

D'altra parte "il Parlamento potrà comunque esprimersi quando sarà chiamato a dare la fiducia al nuovo governo". Non ultimo, sottolinea Napolitano, "la stessa procedura" si è seguita in occasione delle dimissioni di Berlusconi e Monti. Da parte sua il Capo dello Stato può solo accelerare i tempi per ridurre al minimo la fase di crisi di governo che può danneggiare il Paese. Ieri ha visto i presidenti di Camera e Senato, le prime delegazioni dei partiti. La nota ufficiale del Quirinale  parla di consultazioni  che dovrebbero chiudersi oggi nel tardo pomeriggio con la delegazione del Pd, composta dai capigruppo ma senza Matteo Renzi. E' invece atteso Silvio Berlusconi. Non vi parteciperanno, dunque, i Cinque Stelle e la Lega. "Napolitano ce le dovrebbe per decenza risparmiare", commenta Beppe Grillo che giudica le consultazioni "un'immensa presa per il c...".

"Questa volta sono d'accordo con Grillo, queste consultazioni sono inutili e fossi il segretario della Lega non andrei al Quirinale", è il consiglio di Roberto Maroni a Matteo Salvini che poco dopo conferma: la Lega non salirà al Colle. Una decisione, quest'ultima, che desta il "rincrescimento e lo stupore" del Presidente. Renzi intanto attende l'incarico che potrebbe arrivare a breve trascorrendo con un occhio a Roma e il cuore a Firenze la sua ultima giornata da sindaco. "E' uno dei momenti più belli da cinque anni a questa parte", confessa durante una cerimonia a Palazzo Vecchio dove indossa per l'ultima vota la fascia tricolore. "A Renzi faccio gli auguri di tutto cuore ma questo non significa che ciò che sta accadendo sia da iscrivere in ciò che può accadere un una democrazia perché o il potere è democratico o non è democrazia", si lamenta Silvio Berlusconi. 
Anche Beppe Grillo non ha parole tenere per il prossimo premier: "Il nuovo boss non è Al Capone, ma un carrierista senza scrupoli, in arte Renzie, buon amico di Berlusconi, di Verdini e di gente che avrebbe fatto paura ai gangster del proibizionismo".

Prime reazioni alla situazione politica nella giornata. Cuperlo ricorda che la minoranza del Pd non ha firmato "alcuna cambiale in bianco", anche se "il governo era già finito prima che venisse sfiduciato in direzione". Alfano insiste sul fatto che la crisi di governo non abbia un esito scontato: "Il nuovo esecutivo nasce al 50%, non saremo mai in una coalizione politica di sinistra". E mentre a Roma vanno in scena le consultazioni, il sindaco di Firenze resta ancora nella sua città a lavorare su un programma incisivo che porti i primi risultati entro 60 giorni, oltre al fatto la partita su chi comporrà la squadra dei ministri resta ancora tutta aperta.