L'Ucraina, per la testardaggine del venduto al Cremlino, sta scivolando sempre di più verso la guerra civile che coinvolge le forze dell'ordine e i manifestanti dell'opposizione.
Infatti durante tutta la giornata e continuano anche nella tarda sera, nuovi e violenti scontri tra polizia e manifestanti antigovernativi a Kiev. I disordini sono scoppiati quando un cordone di agenti ha impedito a un corteo di migliaia di dimostranti di avvicinarsi al parlamento, dove oggi si discuteva una riforma costituzionale chiesta dall'opposizione per ridurre i poteri del presidente, e sono continuati per ore, con la polizia che prima ha dato l'ultimatum per lo sgombero di piazza Maidan e poi è entrata in forze nella piazza occupata da mesi dai manifestanti.
Il bilancio è pesante: il ministero dell'Interno parla di almeno 13 morti: 7 civili (tra sostenitori dell'opposizione e del partito di governo), 6 agenti di polizia. I feriti sarebbero 150, tra loro anche 15 dei giornalisti. Alcuni di loro lavorano per le agenzie di stampa Associated Press e Reuters. La notizia è stata confermata dall'ong 'Istituto per l'informazione di massa'.
Le autorità ucraine avevano lanciato un ultimatum ai manifestanti di ritirarsi dalla piazza entro le 17 italiane, altrimenti avrebbero provveduto allo sgombero. "Avvertiamo le teste calde dell'opposizione: il potere ha i mezzi per ristabilire l'ordine. Saremo costretti a ricorrere a misure più forti se le violenze non cesseranno entro le 18 (17 italiane)", si legge in una dichiarazione congiunta del ministero dell'interno e dei servizi speciali.
Ma i manifestanti sono rimasti in piazza. Così, dopo l'arrivo di tre mezzi corazzati nel centro della città, sono di nuovo esplosi disordini tra manifestanti e agenti: la polizia ha fatto irruzione nell'accampamento e ha iniziato a sparare acqua con gli idranti, caricando la folla. Numerose tende erette sulla Maidan, occupata da circa tre mesi dai contestatori, sono bruciate. La metropolitana cittadina è stata chiusa. Le immagini sono spaventose, con un grande rogo che si innalza dal centro della piazza.
Sergei Arbuzov, il primo ministro ad acta dell'Ucraina, ha però assicurato che "i kalashnikov dei Berkut (la polizia anti-sommossa ucraina, ndr) resteranno in silenzio", in una telefonata con il commissario europeo all'Allargamento Stefan Fuele. "Ho appena parlato con Arbuzov per telefono e gli ho detto che vedere i berkut coi fucili kalashnikov è causa di profonda preoccupazione", ha detto Fuele. "Mi ha rassicurato - ha aggiunto - che lui personalmente e le autorità faranno tutto il possibile perché le armi restino in silenzio. Io pregherò per questo".
Il procuratore generale Viktor Pchonka ha minacciato le pene "più severe" contro coloro che hanno "incitato" e "guidato" le violenze di oggi a Kiev. "La Procura generale chiederà le pene più severe contro coloro che hanno incitato le violenze odierne, contro coloro che le hanno organizzate e contro coloro che le hanno guidate", ha dichiarato il procuratore in una nota. Pchonka ha aggiunto che i leader dell'opposizione devono "assumersi la responsabilità di quanto è successo".
I manifestanti antigovernativi hanno occupato la 'Casa degli ufficiali' che è stata anche teatro di violenti scontri a fine gennaio. Il ministero della Difesa ucraino ha ordinato agli insorti di sgomberare immediatamente l'edificio, ma loro hanno di nuovo occupato anche il municipio di Kiev che due giorni fa, in un segno di debole distensione, avevano lasciatodopo averlo occupato il 1° dicembre scorso. Le proteste sono scoppiate lo scorso novembre, dopo che Yanukovich ha rinunciato a un accordo di associazione con l'Unione europea privilegiando un approfondimento dei rapporti con la Russia.Il presidente ucraino, Viktor Yanukovich incontrerà domani i leader dell'opposizione. Lo ha annunciato il presidente del Parlamento Volodymyr Rybak ai giornalisti dopo l'ondata di violenza odierna per le strade di Kiev.