Prima il botta e risposta. Poi l'incontro a Palazzo Chigi, durato circa due ore. Matteo Renzi ed Enrico Letta continuano a cercare un equilibrio che non sembra semplice da trovare e che nemmeno nel faccia a faccia sembra essere venuto fuori. I due leader hanno fatto il punto su vari temi ma la discussione resta aperta. E' evidente, si rileva in ambienti parlamentari vicini al premier, che saranno decisivi i prossimi giorni.
Renzi nel pomeriggio scuote il Pd e non risparmia critiche al governo nel corso della prima direzione della sua segreteria. Il suo avvertimento ha il sapore di un ultimatum: "In dieci mesi sulle riforme è un elenco di fallimenti: nessuna riforma elettorale, è saltata l’ipotesi di una grande riforma istituzionale fermata alla quarta lettura". Ma il premier Enrico Letta non ci sta a farsi logorare e replica gelido: "Dissento dal suo giudizio".
Riforma elettorale, piano del lavoro e rapporti col governo: sono queste le tre priorità di Renzi. "O il Pd realizza le riforme o andiamo incontro a una devastante campagna elettorale, con la demagogia di Berlusconi e di Grillo. Nei prossimi quattro mesi dobbiamo portare a casa dei risultati, se andiamo avanti come se niente fosse saremo spazzati via".
Il segretario Pd poi approfondisce il tema della legge elettorale: "Il punto centrale della legge elettorale - spiega Renzi - è che sia chiara: chi vince governa e senza necessità di inventarsi giochi, dalle larghe alle striminzite intese". E chiarisce: "Discuto con tutti", dice, anche con Berlusconi. Ma la minoranza del Pd resta contraria. I bersaniani tornano all’attacco: Matteo non incontri il Cavaliere, è la richiesta che si leva dai fedelissimi dell’ex segretario. Renzi prova a smorzare: "Andremo a Parma a parlare con Pier Luigi della riforma", assicura aprendo la direzione. "Ma niente ricatti". Ma l’ala sinistra del partito non molla. "Un conto è confrontarsi con Forza Italia, un contro è riabilitare Berlusconi, un pregiudicato condannato per frode fiscale", incalza il bersaniano Leva.
"Mai messo un termine" Renzi non vuole dare un ultimatum al governo: "Non voglio fare le scarpe a Enrico Letta", precisa il segretario del Pd, che sostiene di essere "l’unico nel partito che non ha mai messo un termine ultimo al governo. Ho sempre detto che va avanti finché si fanno cose e si realizzano risultati». In ogni caso, per Renzi "il problema del rimpasto non si pone".
Il presidente del Pd Gianni Cuperlo si riolge a Renzi dopo la sua relazione e affronta il tema del patto di governo proponendo l'ipotesi di un governo Letta bis: "Non è dato in natura un governo che non trovi nel principale partito della maggioranza un sostegno autonomo - sostiene Cuperlo - La mia impressione è che non possiamo proseguire come accaduto sin qui. Credo che sarebbe saggio valutare le ragioni non di un rimpasto, ma di una vera e propria ripartenza con un nuovo governo presieduto da Letta che, fuori dal galleggiamento, recuperi il prestigio dell'esecutivo".
Alle parole di Renzi, il premier si dice d'accordo sulla necessità di un nuovo inizio dell'azione di governo. Ma difende l'operato del suo esecutivo: "Ovviamente ho un giudizio diverso sui nove mesi di lavoro - sostiene il premier - in uno dei tempi più complessi e travagliati della nostra storia recente". Tuttavia il presidente del Consiglio si dice "fiducioso in un risultato positivo dell'iniziativa opportuna e coraggiosa che Renzi ha assunto sulla legge elettorale". E in tarda serata, l'incontro a Palazzo Chigi, forse di chiarimento, tra i due. Un faccia a faccia di un paio d'ore a cena, preceduto da una telefonata, che non ha sbloccato il confronto con una intesa. L'incontro non ha portato ad una conclusione e a questo punto i prossimi giorni saranno decisivi per trovare un equilibrio tra Pd e Governo. Nei prossimi giorni i due torneranno a vedersi.
Il premier, riferiscono fonti parlamentari vicine a palazzo Chigi, avrebbe avvertito il segretario del Pd sui rischi del modello spagnolo, ma soprattutto sulle conseguenze che potrebbero arrivare qualora Matteo Renzi decidesse di chiudere un'intesa solo con Forza Italia. Il premier, stando sempre alle stesse fonti parlamentari, avrebbe avvisato il segretario del Pd anche sulla eventualità che un incontro con Berlusconi si trasformi in una sorta di trappola, perché - questo l'avvertimento, sempre secondo quanto spiegano le stesse fonti - Berlusconi potrebbe approfittare delle divisioni interne al Pd e pensare di andare al voto a maggio con l'election day proprio con il proporzionale.