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Alla Leopolda Renzi spara: da oggi niente più posto fisso ma solo lavori temporanei e precari.

Col toscanino ed il suo Serra si ritorna a tempo dei padroni delle ferrire.
"Noi siamo qui per dirci tante cose affettuose e piene di entusiasmo, di caricarci a molla quando sentiamo i nostri e siamo qui per indignarci quando leggiamo rappresentazioni di noi banali e prive di rapporto con la realtà".

Apre così il presidente del Consiglio Matteo Renzi il suo intervento finale alla Leopolda. Un'indignazione che, per il premier, dovrebbe rappresentare un monito per i presenti alla stazione fiorentina: "Non stiamo al governo per stare al governo. Questa è la Leopolda, il luogo è lo stesso ma noi siamo al governo, io, noi, e se siamo al governo non è per occupare una sedia o scaldare il posto o per mantenerci al governo o consolidare noi stessi, ci tocca cambiare il paese, perché quella bicicletta ce la siamo andati a prendere, ora è arrivato il momento di prenderci terribilmente sul serio".

E dal palco, per il cambiamento dell'Italia, Renzi assicura: "Ci raccontano che noi siamo quelli che fanno le cose un po' per caso. Noi non solo abbiamo un disegno organico ma partiamo dal desiderio di condividerlo in modo semplice ma chiaro". Dignità, orgoglio e futuro sono le tre le parole chiave che indica il premier, aggiungendo: "Sento la responsabilità non personale ma come popolo di restituire dignità e orgoglio e capacità di guardare al futuro". E sulla Cgil e la manifestazione a Roma dice: "A chi va in piazza a manifestare dico, con il rispetto che si deve, che questa storia qui in Europa la porta avanti solo l'Italia, l'idea di cambiare il modo di percepire l'Europa, è del Pd". Ricordando poi al sindacato che "l'articolo 18, di fronte a un mondo che cambia con questa velocità, noi dobbiamo fare in modo che ci sia il contratto a tempo indeterminato, ma il posto fisso non c'è più", mentre sulle divisioni del Pd e sulle ipotesi di espulsione per chi non si allinea alle decisioni del partito ha concluso: "Noi siamo quelli delle porte aperte, non quelli che buttano fuori".

Nel dettaglio il presidente del Consiglio ha fissato nella politica un investimento "dell'Europa per restituire dignità e orgoglio alla politica", richiamando più volte agli errori commessi nel luglio 1995 in occasione del genocidio di Srebrenica e al più recente intervento militare in Libia "fatto con la logica della tecnocrazia e non della politica" e difendendo invece l'operazione Mare Nostrum: "Meno male che sulla nostra nave può nascere una bambina altrimenti il Mediterraneo sarebbe sia culla che tomba".

Prima della chiusura dell'evento fiorentina Renzi ha incontrato i lavoratori della Ast di Terni giunti alla stazione fiorentina. La rappresentanza degli operari è arrivata alla manifestazione per chiedere il sostegno del governo alla vertenza aperta dai metalmeccanici per impedire la chiusura della ThyssenKrupp nella città umbra. All'incontro hanno partecipato anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, quello delle riforme Marianna Madia, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e il vicepresidente della Camera, Marina Sereni, che è una deputata umbra. Al termine dell'incontro, aiutandosi con un megafono ai lavoratori che manifestano davanti alla Leopolda,  Emilio Trotti della Fim Cisl ha riassunto quanto è stato detto dal premier: "Renzi ci ha detto che da oggi si impegnerà in prima persona e sarà pronto a riconvocare un tavolo immediato a seconda di come andrà la riunione di mercoledì". "Si è posto come uno di noi", ha poi raccontato ai giornalisti.

"Gli abbiamo detto - ha spiegato Trotti che nell'incontro con l'ad di mercoledì il ministro Federica Guidi chieda di ritirare questa procedura, in modo che si possa rientrare in fabbrica, perchè la discussione è aperta e ne discuteremo su un nuovo tavolo". Quindi - ha proseguito - tra lunedì e venerdì Renzi si è impegnato a riconvocare subito le parti con una delegazione ristretta perchè sia più operativa possibile".