Lutto cittadino a Casale Monferrato, nell'Alessandrino, dopo la sentenza della Cassazione sul caso Eternit. Lo ha proclamato il sindaco, Titti Palazzetti, che scenderà in piazza con i suoi concittadini per protestare contro l'annullamento per prescrizione della condanna del magnate svizzero Stefan Schmidheiny. La risposta di Renzi "Cambieremo i tempi del processo e le regole del gioco della prescrizione". Ha parlato così il premier Matteo Renzi, commentando la sentenza su Eternit a Rtl 102,5.
"Da cittadino italiano mi colpisce e mi fanno venire un po' di brividi le interviste ai familiari, a vedove e figlie che mostrano una dignità straordinaria perché credono nella giustizia più di quanto a volte fa un servitore dello Stato. E continuano a combattere, con l'idea di aggrapparsi al tema della giustizia come etica del Paese" ha proseguito. Dal punto di vista del merito, ha detto Renzi, "o quella vicenda non è un reato, o se è un reato ma è prescritto bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione. Ci sono dei dolori che non hanno tempo. Dobbiamo far in modo che i processi siano più veloci, e dobbiamo cambiare la prescrizione".
Ieri la decisione della Cassazione che ha seppellito con la prescrizione - maturata già prima della conclusione del primo grado - il reato di disastro ambientale doloso con il quale la Procura di Torino aveva mandato sotto processo il magnate elvetico Stephan Schmidheiny e la Corte di Appello, il 3 giugno del 2013, lo aveva condannato a 18 anni di reclusione e a pagare 89 milioni di euro di indennizzi.
"C'è chi li ha illusi", hanno commentato fonti della Procura della Suprema Corte riferendosi alle aspettative delle quasi mille parti civili costituitesi al processo e che, chi con il pullman, chi in macchina o in treno, in tante, soprattutto persone anziane, erano arrivate a Roma con la speranza di ottenere la condanna per la morte dei loro cari. Intere famiglie sono state decimate dalla morte silenziosa: quella di Romana Blasotti, ottantacinquenne presidente del comitato delle vittime di Casale Monferrato che è il territorio più colpito, conta ad esempio ben cinque vite spezzate. Marito, sorella, figlia, nipote e una cugina.
"Vergogna, vergogna", hanno urlato nell'aula magna della Suprema Corte alla lettura del verdetto che ha mandato in fumo anche la speranza dei risarcimenti e ha dato ragione alla disillusione dei familiari di altre duemila vittime che, invece, hanno accettato dai legali dell'ex ad svizzero un accordo economico extragiudiziario. "Apprendo con sorpresa e disappunto della decisione della Corte di Cassazione di annullare, causa prescrizione del reato, la sentenza di condanna a Stephan Schmidheiny nel processo Eternit.
Non può che destare profonda indignazione" ha detto il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino appena saputo del verdetto che cancella anche il diritto della regione a 20 milioni di euro di risarcimento. "Non bisogna demordere. Non è una assoluzione. Il reato c'è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi", ha commentato il pm Raffaele Guarigniello che aveva guidato il pool dell'accusa. "La Cassazione - ha proseguito il magistrato - non si è pronunciata per l'assoluzione. Il reato evidentemente è stato commesso, ed è stato commesso con dolo. Abbiamo quindi spazio per proseguire il nostro procedimento, che abbiamo aperto mesi fa, in cui ipotizziamo l'omicidio. Questo non è il momento della delusione, ma della ripresa. Noi non demordiamo".
Grande soddisfazione filtra dalla Svizzera, dove risiede l'ex imputato. "La decisione della Suprema Corte - spiega un comunicato del suo ufficio stampa - conferma che il processo Eternit, nei precedenti gradi di giudizio, si è svolto in violazione dei principi del giusto processo. Schmidheiny si aspetta che ora lo Stato italiano lo protegga da ulteriori processi ingiustificati e che archivi tutti i procedimenti in corso". E si avanza la teoria del "complotto" dei giudici torinesi ai danni del magnate che ha problemi con la giustizia anche per i morti da amianto degli stabilimenti in altre parti del mondo. In Cassazione, infatti, sono arrivate delegazioni dalla Gran Bretagna, dal Brasile, dalla Francia, e dalla stessa Svizzera.
Se è calato il sipario sul maxiprocesso Eternit, sono però in piedi altri due filoni nati dalla sua costola: uno ipotizza l'omicidio volontario per la morte di 213 lavoratori e l'atro per la morte dei dipendenti italiani dei siti produttivi all'estero. In proposito, l'avvocato Sergio Bonetti che rappresenta 400 vittime e molte associazioni di parte civile, rileva che "la Cassazione ha in sostanza detto che il maxi processo doveva svolgersi con l'accusa di omicidio, e dunque tenderei a non escludere che il procedimento aperto con questa imputazione possa avere un esito migliore".
Tra le lacrime che dicono che "per i poveri non c'è mai giustizia", è ripartito per Casale il pullman con tutte le persone del Monferrato che, con le loro storie e con il loro dolore, hanno detto 'no' ai soldi per uscire dal processo. Davanti alla Cassazione è rimasto uno striscione: "Eternit, ingiustizia è fatta".





