La Sardegna deve andare oltre la sentenza del giorno 8 gennaio 2013 emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo che ha condannato lo Stato Italiano per violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo, censurando i trattamenti inumani derivanti dall’accertata condizione di sovraffollamento delle carceri.
Comandini, primo firmatario di una mozione urgente, insieme agli esponenti del GRUPPO PD della maggioranza in Consiglio regionale, ribadisce che nonostante la condanna della Corte Europea e i vari appelli del Presidente della Repubblica la situazione penitenziaria non è cambiata e la Sardegna ha raggiunto limiti massimi, nonostante le denunce fino ad oggi nulla è cambiato per ripristinare le politiche di competenza regionale. Mentre si registra un costante aumento di reclusi sia indigeni che extracomunitari che aspettano mesi per un primo giudizio portando ad un sovraffollamento delle strutture penitenziarie, causando un collasso sulla dotazione di beni indispensabili, molte strutture rischiano la chiusura.
Il progetto della Sardegna deve imprimere una svolta positiva nella risoluzione di questo penoso problema, occorrerà un grande sforzo da parte delle istituzioni per trovare una soluzione che risponda veramente a quell’esigenza di rispetto e di salvaguardia dei diritti delle persone in detenzione, nonché degli operatori del corpo di Polizia Penitenziaria che in Sardegna registra forti carenze nell’organico.
Comandini sollecita una risposta da parte del presidente del Consiglio dei Ministri, dal Ministro della Giustizia e dal Ministro delle Infrastrutture e della Salute, e precisa che la mozione non vuole essere un atto prepotente nei confronti dell’esecutivo regionale, anzi, vuole accendere un riflettore comune sul tema, con l’obiettivo di rafforzare l’impegno e la sensibilità delle istituzioni affinché venga chiarito, all’opinione pubblica, che si sta facendo quanto possibile per verificare che il processo di riordino giudiziario, specialmente degli istituti penitenziari presenti nell’isola, metta in atto un programma di interventi immediati in grado di creare condizioni di vivibilità, ripristinare i servizi e le dotazioni dei beni di prima necessità, nonché di risolvere, nel pieno rispetto dei principi costituzionali e in via definitiva, il problema del sovraffollamento carcerario in Sardegna.
Comandini asserisce, con fermezza e decisione, che affinchè tutto possa funzionare al meglio è necessario potenziare il corpo di Polizia Penitenziaria e definire gli incarichi dirigenziali degli Istituti isolani attestato che, cinque Direttori gestiscono 12 Istituti comprese tre ex Colonie Penali (Mammone, Isili e Is Arenas).
Il trasferimento dei detenuti dal carcere di Buoncammino nella nuova struttura di Uta ha messo in evidenza la situazione di crisi che vive l’intero sistema carcerario, a partire da quello sanitario dove a Uta, carcere modello, attualmente ci sono solo due medici che effettuano il servizio 24 ore su 24, mancano l’archivio delle cartelle cliniche, i telefoni e i computer e, il Centro clinico dove si trovano i farmaci salva vita, non è di facile accesso, da non trascurare inoltre la mancanza di un’ambulanza e il disagio che potrebbe crearsi, in caso di emergenza, per il trasferimento di un detenuto in una dalle strutture sanitarie urbane.
Comandini sottolinea che, ogni discorso sulla sanità in carcere non può prescindere dalla condizione dell’uomo, per il quale il concetto di salute non può limitarsi alla mera assenza di malattia in quanto il carcere è una summa di malattie psico-fisiche.
Quindi, l’esponente del PD conclude evidenziando che nel nuovo carcere di Uta si aggiungono tutti gli altri disagi, peraltro annunciati e causati dal gravissimo ritardo nella conclusione dei lavori, insufficiente il numero di agenti, in attesa di rinforzi, a garantire un’adeguata sicurezza, le cucine in tilt, guasti ai sistemi elettronici che devono garantire il sistema automatico di chiusura delle celle e delle diverse sezioni del carcere, per non contare tutti i disagi per i detenuti e per le famiglie, visite dei familiari sospese, l’ora d’aria spesso in ritardo, corrispondenza che non arriva e, da non trascurare la totale assenza di un collegamento pubblico dalla città. Com





