Il presidente del Consiglio Matteo Renzi parla innanzitutto di astensionismo aprendo la direzione del Partito democratico al Nazareno.
"Il dato è preoccupante - ammette - ma respingo la tesi che derivi dalla disaffezione al Jobs act". Poi passando al capitolo, più caldo, quello sulle riforme chiede alla direzione di votare per capire se è convinta che "vadano accelerate e non rallentate".
Rivolgendosi alla minoranza dem: "Il Pd è una comunità, a volte una comunità di diversi, ma non possiamo immiserirci con un dibattito interno, magari congressuale. Il congresso lo faremo nel 2017, nel frattempo cambiamo l'Italia".
"Il Pd deve rivoltare l'Italia come un calzino senza preoccuparsi se possono cambiare i sondaggi - afferma Renzi - I sondaggi del Pd vanno benissimo, casomai quelli su di me meno, ma io sono qui per cambiare l'Italia non i sondaggi. Io continuerò ad andare in giro per l'Italia senza fermarmi".
"La proposta di Berlusconi sul fare prima" l'elezione al Colle che la legge elettorale "è da respingere al mittente, ora dobbiamo tradurre" l'Italicum "in atto di legge non perché vogliamo andare a votare" ha ribadito il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
"Il Jobs Act - ha aggiunto - ritengo sia la riforma più di sinistra mai fatta nel mercato del lavoro. Non posso escludere che qualcuno non sia andato a votare per il jobs act, ma dire che per questo c'è stato il crollo in Emilia-Romagna è un esercizio ambiguo".
Analizzare il voto, continua il presidente del Consiglio significa prendere atto "dell'avanzamento di una nuova destra e dell'arretramento di Grillo. Il Pd si conferma al 40 per cento". Ma aggiunge Renzi "deve decidere cosa fare da grande". Poi tornando a parlare dei Cinquestelle: "Oggi è possibile un percorso di coinvolgimento di quella parte" del movimento "che non ritiene più il blog come la bussola propria.





