Si chiama “L’Italia sottosopra” e già dal titolo parla di un Paese dove quella che dovrebbe essere l’età più serena e felice della vita per tanti è già un periodo pieno di problemi. In Italia, dice l’organizzazione non governativa, un milione di minori vive in condizione di povertà assoluta. Le famiglie hanno meno soldi da spendere e sono costrette a tagliare anche le spese che riguardano i bimbi.
L’atlante dell’infanzia a rischio redatto da Save The Children ricostruisce, attraverso 50 mappe, le difficoltà incontrate dai più piccoli. Emerge il quadro di un’Italia in affanno, incapace di garantire un pieno diritto all’infanzia. È il quarto rapporto di questo tipo e i dati mostrano un peggioramento della situazione.
Secondo i dati Istat, nel 2007 i minori in condizioni di povertà assoluta in Italia erano 500mila. Oggi sono oltre un milione, quasi metà dei quali al Sud. Negli ultimi dodici mesi, in particolare, si è registrato un forte aumento, con il dato che rispetto al 2012 è cresciuto del 30%. Il rischio di povertà è maggiore per chi vive in famiglie numerose, immigrate, giovani, monogenitoriali e con bassa istruzione.
La crisi economica ha imposto sacrifici sempre maggiori alle famiglie. Tra il 2007 e il 2012, la spesa media mensile dei nuclei con bambini si è ridotta di 138 euro, cioè del 4,6%. I tagli hanno colpito soprattutto abbigliamento, mobili ed elettrodomestici, cultura, tempo libero e giochi.
Secondo il collegio dei docenti di Odontoiatria, una famiglia con figli su tre non può affrontare il costo di un apparecchio per i denti. “Spesso i genitori si limitano a portare i figli per la prima visita, salvo poi rinunciare alle terapie o rimandarle ad libitum”, si legge nel rapporto di Save The Children. In un Paese in cui quasi il 95% dell’assistenza odontoiatrica è garantita da studi privati e solo 3500 dentisti operano nelle strutture pubbliche, le richieste al servizio sanitario sono aumentate del 20% e le liste di attesa si allungano.
L’atlante sottolinea che l’Italia sconta una “debolezza strutturale del capitale umano”. Il ritardo italiano è attestato dall’Ocse, che relega il Paese all’ultima posizione per competenze linguistiche e matematiche.
Complessivamente sono 758mila i giovani con basso titolo di studio e fuori dal circuito formativo. “Ragazzi che spesso vanno ad accrescere il numero di disoccupati che, nel luglio 2013, ha raggiunto la cifra record di oltre un milione di under 30 e la spaventosa percentuale del 41,2% fra i 15-24enni”, continua Save The Children. Gli scarsi investimenti sull’educazione hanno come conseguenza una privazione di opportunità e una chiusura di orizzonti. Se il presente è difficile, è a scuola che si dovrebbe iniziare a costruire un futuro migliore. “Ancora prima della mancanza di reddito è questa la povertà che spezza le gambe – dice il rapporto – una condizione che si può contrastare solo tornando ad investire sull’educazione”.