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Legge elettorale, palla al Parlamento

“Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”. Con queste righe i giudici costituzionali che ieri hanno sancito la bocciatura del Porcellum hanno rimesso in mano al Parlamento la palla della riforma elettorale e, la prima reazione dei palazzi romani, è stata una reazione di caos. “Siamo tutti illegittimi” scandiscono i grillini che dopo l’occupazione dei banchi del governo di ieri hanno oggi abbandonato per protesta Montecitorio. In Senato intanto una “commissione ristretta” è stata istituita in Commissione Affari Costituzionali per l’esame di una nuova legge.

Boldrini a Montecitorio sono andati in scena i primi due atti del sempre più indifferibile dibattito sulla riforma elettorale. I grillini, che già ieri avevano occupato i banchi del governo, sono tornati oggi sulla decisione della Consulta dichiarandosi pronti a dimettersi tutti in quanto “illegittimi”.

Oggetto degli strali degli uomini di Grillo la presidente Laura Boldrini rea, a detta loro, di aver negato la convocazione della conferenza dei capigruppo per discutere della riforma della legge elettorale. “La Camera è pienamente legittima a legittimata a operare” ha affermato la Boldrini, spiegando che l'affermazione di aver negato al Movimento 5 Stelle la convocazione di una capigruppo urgente "è falsa”. Nella lettera inviata dall'esponente del M5S, ha sottolineato Boldrini, "si parla di discussione articolata e non di calendarizzare una proposta di legge. Avevo consigliato al presidente Villarosa di consigliare gli altri gruppi, ma la mia è stata tradotta come una negazione, chissà perché". La richiesta, dunque, è stata respinta dall'Aula. Dopo il voto, tutti i deputati M5S hanno abbandonato Montecitorio per protesta, riunendosi in assemblea per decidere come procedere nella protesta. Poco dopo Villarosa, parlando a Skytg24 in piazza Montecitorio, ha detto che i deputati grillini sono pronti a dimettersi.

In Senato Contemporaneamente a Palazzo Madama, quasi a sorpresa, la Commissione Affari Costituzionali ha costituito un comitato ristretto con il compito di esaminare la riforma della materia elettorale. Il comitato sarà costituito da un rappresentante di ciascun partito, più i due relatori del testo Doris Lo Moro e Donato Bruno, con diritto di voto, ma potranno assistere ai lavori tutti i membri della commissione. I senatori avranno tempo fino alla fine di gennaio per presentare una proposta alla commissione.

Il presidente emerito della Corte Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, ha spiegato che dopo la pronuncia della Consulta sulla legge elettorale "non si torna alla legge precedente", ossia il Mattarellum, "ma si ha non tanto un ritorno, ma una conferma del proporzionale senza premio di maggioranza. Questo sembrerebbe l'effetto della prima parte della sentenza dopo una prima lettura del comunicato della Corte Costituzionale". "Non abbiamo ancora le motivazioni – ha detto Onida -, per capire fino in fondo la portata di questa decisione bisogna aspettare le motivazioni. E solo col deposito della sentenza si produrrà l'effetto di far cessare l'efficacia delle norme dichiarate incostituzionali. Quindi, per ora formalmente non è ancora cambiato nulla". "La Corte - ha quindi spiegato Onida, facendo una prima valutazione delle conseguenze della sentenza, una volta che pubblicata - ha fatto venir meno la previsione del premio di maggioranza. Quindi, si dovrebbe immaginare che, se non intervenisse nessun altra misura legislativa, si applica il proporzionale senza premio di maggioranza. Per l'altro aspetto", ossia le liste bloccate, "è stata dichiarata incostituzionale la parte in cui non consente di esprimere preferenze. Ma qui è più difficile capire l'effetto pratico se non ci fosse un intervento legislativo: si può immaginare non solo che l'elettore possa dare preferenze, ma che poi l'ordine di elezione sia determinato dalle preferenze e non dall'ordine di lista? Su questo punto credo dovremo attendere, per capirne bene la portata" una volta conosciute le motivazioni della sentenza”.

"La decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale il porcellum è ottima. A questo punto non ci sono più pretesti e alibi per alcuno. Si deve procedere con urgenza a cambiare la legge elettorale", ha detto il ministro dell'Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano, a margine della riunione de consiglio Affari interni, in corso a Bruxelles. Ma ha precisato: ''Non abbiamo aperto al doppio turno. Noi abbiamo una vocazione molto bipolare e pensiamo che occorra fare una scelta: o si sta nel centro destra o nella sinistra, e noi abbiamo volutamente indicato il nome 'centrodestra'''.
“Così si torna alla prima Repubblica”. Matteo Renzi, dal palco di Bologna, commenta così la sentenza: “Politicamente con questa sentenza cambia poco, ma tecnicamente lascia un po’ di dubbi. La legge elettorale che torna in vigore è quella prima del 1993, è quella della prima Repubblica. E poi non ci meravigliamo se la gente non va più a votare. Se vogliono far finire questi vent’anni tornando indietro, mi sembra una scelta discutibile”. Il sindaco di Firenze non è soddisfatto dalla sentenza che ripristina il proporzionale. Ma confida in un intervento legislativo.

"Sinceramente non capisco perché dobbiamo prendercela con la sentenza della Consulta. La responsabilità di dove siamo, sulla legge elettorale, è solo della politica, è una nostra sconfitta. Ora abbiamo un imperativo morale: fare in fretta una nuova legge elettorale. Io mi batto per il doppio turno di collegio che garantisce rappresentatività e governabilità. Ora è necessario, obbligatorio, trovare un accordo in Parlamento. Si può anche tornare al Mattarellum. Quello che non si può più fare è ragionare per convenienza. Io non so se ci sia un patto tra Letta e Renzi. So che tutti noi dobbiamo avere la coscienza che non ci siamo battuti per cambiare il Porcellum", è il commento del candidato alla segreteria del Pd, Gianni Cuperlo.

“Sono felice” che il Porcellum sia stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta, “ma non mi spiego perché ci abbia messo 8 anni per dirlo. La toppa però è peggio del buco: a questo punto è illegittimo il Parlamento e la Corte Costituzionale stessa”, ha commentato Roberto Calderoli. Secondo il padre del “Porcellum” “se la legge è illegittima, come può essere titolato il Parlamento a fare una legge elettorale?. Io già due mesi dopo l’approvazione del Porcellum dissi che la legge non funzionava”. “A questo punto – ha detto ancora Calderoli - siamo in una assenza di legge elettorale: è stato fatto apposta per far vivere il governo Letta sine die”.

“La sentenza era ampiamente attesa”, ha sottolineato il segretario Pd Guglielmo Epifani: “La si smetta di mettere freni di ogni tipo” al cambiamento del sistema di voto. Più critici i toni di FI e se Silvio Berlusconi non commenta per ora la decisione, si dice convinto che la Corte costituzionale sia “un organismo politico della sinistra”.
Beppe Grillo non vede invece alternative al ritorno al voto con il Mattarellum, perché “i partiti, Letta e Napolitano non hanno più nessuna legittimità” e “solo un nuovo Parlamento potrà modificare la legge elettorale”. “Siamo tutti decaduti”, dice Daniela Santanché.

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