“Chi cerca consenso con populismo anti Ue non voti la fiducia a questo governo”. E’ l’invito del premier Enrico Letta rivolta alla Camera dei Deputati nel discorso che precede il nuovo voto di fiducia. "Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizio", ha detto Letta in apertura, "ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l'Italia è pronta a ripartire ed è nostro obbligo generazionale".
Il presidente del Consiglio, nel suo intervento a Montecitorio, attacca Beppe Grillo sulla gogna mediatica confezionata per i giornalisti e sulla lettera che invita le forze dell’ordine all’insubordinazione. Forze dell’ordine che il premier ringrazia incassando l’applauso della maggioranza e con il vice premier Angelino Alfano, seduto a fianco di Letta, che annuisce. Applausi che arrivano anche quando Letta ringrazia, ancora una volta, il Presidente Napolitano per il suo impegno.
Il discorso, durato poco meno di un’ora, ha spaziato dalla politica economica alle riforme, dall’Europa alla legge elettorale ed è stato segnato da più di un applauso. Il premier, infine, ha chiesto un voto che dia un segno di discontinuità rispetto al passato sottolineando come la maggioranza sia ora più esigua ma più forte.
In apertura Letta se la prende con quelle forze politiche che “fanno pezzi la democrazia rappresentativa e incitano all'insubordinazione". Evidente riferimento al M5S e al suo leader. "Questo parlamento repubblicano e le istituzioni esigono rispetto in periodi così amari", ha spiegato Letta.
“Impegno 2014” Spiegando come non sia entrato e come non voglia ancora una volta entrare nelle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, Letta, rispondendo all’invito del Colle, ha parlato della nuova maggioranza già nata, di fatto, ad ottobre, e che ora viene “certificata” con l’uscita di Forza Italia. Sulle alleanze il premier ha spiegato: "Oggi ci sono le condizioni" per realizzare un patto di governo per il 2014, in questo "aiutano le sollecitazioni componibili espresse dal nuovo leader del Pd, del Nuovo centrodestra e delle altre componenti della maggioranza". “La trasformazione politica avvenuta in questi 7 mesi è la più grande della seconda repubblica”, ha concluso Letta.
“Nei mesi scorsi non c’erano le condizioni, oggi sì. L’obiettivo sono istituzioni che funzionino e democrazia più forte”. Passaggio fondamentale dell’intervento del premier le riforme da fare: "Rivendico la positività del governo nei primi sei mesi, nei quali ho lavorato con dedizione nonostante aut aut e minacce da cui ho cercato di tenere il governo al riparo”, ha detto Letta. Ora "il grande obiettivo entro il quadro tempistico dei 18 mesi è di avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte e più solida”.
Obiettivi da raggiungere attraverso 4 punti fondamentali: riduzione del numero dei parlamentari, abolizione delle provincie, fine del bicameralismo perfetto e riforma del titolo V della Costituzione.
“Peggior legge elettorale d’Europa”, così ha definito il Porcellum Letta ribadendo come sia irrimandabile una nuova legge. Una legge che eviti l’eccessivo frazionamento e favorisca l’alternanza. Cioè una legge di carattere maggioritario. Su questo punto il premier ha incitato il governo e il parlamento a lavorare. “L'obiettivo è un meccanismo maggioritario", ha detto, chiedendo di ricreare "un e legame elettori ed eletti".
Il premier ha annunciato poi per il mese di gennaio "un pacchetto di norme sulla legalità". Via finanziamento pubblico partiti “Troppi mesi sono passati, dobbiamo chiudere entro l’anno”. Troppo tempo è passato dalle proposte fatte dal governo sull'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, e questi ritardi non sono compresi, giustamente , dagli elettori.
"Nel 2014 completeremo riforma degli ammortizzatori sociali, in un clima di dialogo sociale, andando verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al posto di lavoro". "Per la riduzione del costo del lavoro abbiamo cominciato con la legge di stabilità e qui alla Camera abbiamo deciso l'automatismo per cui i proventi della revisione della spesa e del ritorno dei capitali dall'estero vanno nella riduzione del costo del lavoro e lo inseriremo dopo il confronto con le parti sociali", ha aggiunto Letta.
Cinque i punti indicati dal premier: riduzione del debito, del deficit e delle tasse; crescita dell’1% nel 2014 e del 2% nel 2015; più investimenti pubblici; aggiornamento delle politiche di competitività e creazione di un clima favorevole agli investimenti. Con questa ricetta l’Italia, secondo il premier, può tornare ad avere un ruolo decisivo anche in Europa. Istruzione e ricerca Fra le priorità nell'agenda del governo ci saranno anche l'istruzione e la ricerca. "Dal primo gennaio l'istruzione e la ricerca saranno messi in cima alle priorità", con "impegni concreti per il rilancio delle università e della ricerca entro marzo".
Il premier ha anche annunciato una "costituente della scuola entro giugno" per far sì che "i ragazzi si diplomino prima e con competenze maggiori". "Il ciclo della scuola, poi - sottolinea Letta - inizia con la scuola dell'infanzia perché è un diritto dei bambini e uno strumento per favorire la conciliazione famiglia-lavoro e le pari opportunità". Sempre in tema di istruzione Letta ha affrontato il tema dei giovani ricercatori spiegando che bisogna fare di tutto "perché la burocrazia non li ingabbi".
Nel suo lungo discorso Letta ha affrontato anche una serie di temi economici. "Il nostro debito pubblico è colossale e lo stiamo aggredendo. E' importante perché ce lo chiede l'Ue? Lo aggrediamo perché ci costa troppo, nel rapporto tra debito e Pil paghiamo 90 miliardi di euro in interessi, soldi buttati", ha aggiunto il premier Letta. Europa "Senza l'Ue ripiombiamo nel medioevo - ha detto Letta - . Il nostro semestre europeo deve ridare energia a un'Europa con le batterie scariche". Anche in questo campo il premier ha indicato degli obiettivi concreti da raggiungere, prima fra tutti l’unione bancaria.
Fra i temi economici più caldi per Letta c'è quello delle privatizzazioni: "Il primo blocco di dismissioni consentirà una cassa di 10-12 miliardi, tutti a riduzione del debito. Quello delle dismissioni pubbliche è un tema sensibile, ma uno Stato credibile e funzionante non si deve occupare di tutto e le risorse fresche dai privati sono utili per lo sviluppo delle imprese.