Nei primi dieci mesi dell'anno in Italia sono stati chiusi 34 ristoranti e 31 bar ogni giorno. Nel settore dell'abbigliamento e del tessile si sono registrate quasi mille chiusure di attività al mese. Le nuove aperture non bastano a bilanciare questa emorragia: complessivamente, tra gennaio e ottobre nel mondo del commercio e del turismo il saldo negativo è stato di oltre 22mila unità. A lanciare l'allarme è l'Osservatorio Confesercenti. Colpa della crisi, dice l'associazione, ma anche di regole che favoriscono le grandi strutture.
Ad andare male sono tutti i settori, ma per la moda il 2013 sta registrando un vero e proprio tracollo. Dall'inizio dell'anno ad ottobre si sono registrate 9.803 cessazioni di attività per quanto riguarda abbigliamento, tessile, calzature e accessorie. Il saldo negativo è di 5.330 unità.
A soffrire sembrano essere soprattutto le regioni del Sud, in particolare Campania e Sicilia. Unico segnale positivo, un incremento delle nuove aperture nel quinto bimestre, anche se nello stesso periodo sono aumentate però anche le chiusure.
"L'emorragia di imprese non si ferma - commenta Confesercenti - anche se si evidenzia qualche piccolo segnale di speranza. Commercio e turismo sono schiacciati dalla crisi dei consumi interni, che è il segno distintivo di questa recessione italiana. Insieme a una deregulation degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali che non ha eguali in Europa, e che favorisce solo le grandi strutture, sta continuando a distruggere il nostro capitale imprenditoriale".
Secondo Confesercenti "la crisi sta portando a un rapido rinnovamento generazionale: il 40% delle nuove imprese di commercio e turismo è giovanile. E' la dimostrazione della voglia di non arrendersi dei nostri ragazzi che, di fronte a un tasso di disoccupazione dei giovani che macina record su record, scelgono la via dell'autoimpiego".
Nell'immediato, a preoccupare sono soprattutto le imposizioni fiscali. "Gli imprenditori - dice Confesercenti - sono preoccupati per l'arrivo della Tares: nella maggior parte dei comuni italiani potrebbe essere la Caporetto dei negozi di vicinato, soprattutto per le attività di somministrazione come bar e ristoranti".