Altro che Datagate e spionaggio americano. Il giallo è molto più fitto. Soprattutto se si viene a scoprire che a spiare non sono solo gli americani, ma anche i russi. Lo scrivono il Corriere della Sera e La Stampa.
L’allarme è scattato qualche giorno dopo il G20 di San Pietroburgo dello scorso settembre. Il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, rientrato a Bruxelles dopo aver partecipato al summit, ha consegnato i gadget che erano stati distribuiti ai funzionari della sicurezza, che a loro volta hanno chiesto una consulenza ai Servizi tedeschi.
Immediato il responso: secondo una prima analisi tecnica, infatti, la chiavette Usb e il cavo Usb di alimentazione per cellulari ricevuti in regalo dai russi come gadget erano spie, strumenti per la captare i dati del computer e del cellulare. Insomma nei confronti dei Paesi partecipanti al G20 – europei, sudamericani, arabi e asiatici – è scattata una operazione di spionaggio che rende ancora di più pesante il clima tra le varie intelligence e diplomazie.
Ma ricostruiamo gli eventi, l'atmosfera in cui si è svolto il summit. Il clima è teso, un clima da guerra fredda tra Stati Uniti e Russia. E' appena uscito lo scandalo Datagate con le prime rilevazioni di Edward Snowden. Il primo agosto Mosca concede un visto temporaneo al tecnico informatico della Nsa, la gola profonda protagonista della vicenda.
L’irritazione americana è quindi al massimo tanto che la Casa Bianca cancella il bilaterale fra Putin e Obama. Anche la questione siriana, dove la crisi è all’apice e dove soffiano ormai i venti di guerra, non aiuta a smorzare le tensioni. Ed è proprio in questo clima imbarazzante e imbarazzato che arriva la scoperta dei "gadget" modificati, che segnano il ritorno ufficiale a un conflitto tra servizi segreti di mezzo mondo.
L’indagine tecnica affidata ai tedeschi, è ancora in corso. Non si sa se i gadeget consegnati ai vari capi di Stato e di governo fossero stati tutti modificati.