Accordo nella notte in commissione congresso per le regole delle assise del Pd, le modifiche sono passate senza i voti dei renziani. È stata accolta la proposta di Guglielmo Epifani di celebrare le primarie per la scelta del segretario l'8 dicembre, i congressi regionali si terranno a marzo, dopo quelli provinciali e di circoli.
Si è deciso di tagliare la seconda parte dell'articolo 3, come chiedevano i bersaniani. La nuova formulazione si limiterà a: "Il Segretario nazionale rappresenta il Partito, ne esprime l'indirizzo politico sulla base della piattaforma approvata al momento della sua elezione". Sparisce l'indicazione per cui il segretario "è proposto dal Partito come candidato all'incarico di presidente del Consiglio dei Ministri".
Non si è trattato dunque semplicemente di rendere permanente la deroga concessa a Matteo Renzi contro Pier Luigi Bersani. Anche l'articolo 18 cambierà per chiarire che la scelta del candidato premier andrà fatta con le primarie, nel solo Pd o di coalizione in caso di alleanze. La modifica è stata duramente criticata dalla bindiana Margherita Miotto, che ha abbandonato i lavori in polemica, e dal veltroniano Roberto Morassut che ha votato contro.
L'intesa prevede poi che il processo parta con i congressi di circolo e provinciali, seguiti l'8 dicembre dalle primarie nazionali. I congressi regionali si faranno dopo, entro il 31 marzo. Sempre che, come qualcuno ipotizza, le federazioni regionali riescano a chiudere tutto prima della campagna delle amministrative ed evitare il rischio di una guerra intestina sotto elezioni. Le norme saranno messe ai voti.
Pier Luigi Bersani non ha nascosto la sua "preoccupazione" per l'applicazione delle nuove regole del congresso, visti i tempi ristretti da qui all'8 dicembre, data delle primarie. "Invece di impuntarsi sulla data sui sarebbe potuto riflettere meglio sulle modalità per snellire le procedure e probabilmente si sarebbe arrivati comune all'8 dicembre" ma con un meccanismo più fluido, ha spiegato l'ex segretario del Pd a margine dell'assemblea del partito. "L'accordo comunque va bene, superare l'automatismo delle figure di segretario e candidato premier va bene, che ci siano prima i provinciali va benissimo", ha assicurato.
"Rispetto alla modifica dell'art.3 dello Statuto annuncio che chiederò il voto per parti separate". Lo ha detto Rosi Bindi intervenendo all'assemblea del Pd sul tema della modifica dell'art.3 dello Statuto che prevede la non automaticità della candidatura del segretario del Pd al premiership.
"Alcune modifiche possono essere condivise, ma per l'articolo 3 chiedo il voto separato perché intendo distinguermi nel voto, perché le regole non si cambiano mentre il gioco è già iniziato", dice nel suo intervento in assemblea Rosy Bindi, che sottolinea: "Che il segretario del partito sia il candidato naturale alla presidenza del Consiglio non è un dettaglio. Perché cambiare l'articolo che è il manifesto del nostro partito?", domanda. "Non ho un candidato, mi interessa il cosa non il chi. Questo richiede che le regole non si cambino a gioco iniziato"
Dario Franceschini ha salutato con favore l'accordo sulle regole del congresso del Pd. "L'importante è che in un momento così un partito non si divida su date e regole. Sarebbe stato un errore", ha detto il ministro dei Rapporti con il parlamento arrivando all'assemblea.
"Questo è un partito che ha bisogno di ricostruire" per cui "il segretario che esce si prenda la croce di guidarlo per 4 anni". E' il monito di Franco Marini dal palco dell'Assemblea del Pd. Marini, che ha recentemente annunciato il suo sostegno alla candidatura di Gianni Cuperlo ha inoltre avvertito: "cancelliamo, per favore, dalla nostra storia ogni tentazione di partito personale" e ha invitato a sostenere il governo almeno fino al semestre europeo quando ci sarà una verifica.
"In questi 20 anni abbiamo governato anche noi, ci siamo stati anche noi e non siamo stati capaci di interpretare la richiesta di cambiamento". Lo ha detto il sindaco di Firenze Matteo Renzi, parlando all'Assemblea nazionale del Pd. "Sogno un Pd - ha proseguito - che abbia l'ambizione di governare l'Italia da solo. Non siamo stati capaci di costruire un'idea diversa di paese. Inizierò un percorso che sarà capace di abbattere dei tabù. Il primo: ci continuiamo a definire il partito dei lavoratori. Non è vero, i lavoratori non votano più per noi. Siamo il terzo partito tra gli operai e i lavoratori dipendenti. Abbiamo bisogno - ha sottolineato - di un modello di partito che rifiuti la logica della bandierina. Sono 20 anni che consentiamo a loro di dettare l'agenda. L'imu è un giochino in cui siamo caduti pienamente. In politica non c'è mai uno che dica che la colpa è sua. Anche ieri il presidente del Consiglio, ha spiegato che si è sforato il limite del 3% per colpa dell'instabilità politica. Non è giusto dare la colpa all'instabilità politica. Non è possibile che in questi 20 anni - ha concluso - ci sia stata una così grande lontananza tra quello che abbiamo promesso prima delle elezioni e quello che abbiamo fatto dopo".