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Senato Usa, raggiunta intesa su attacco alla Siria

E' stato raggiunto un accordo tra i leader dei due principali partiti americani in seno alla commissione Esteri del Senato federale sulla bozza di autorizzazione al presidente Barack Obama per l'impiego della forza contro il regime di Bashar al-Assad: prevede tra l'altro un termine di sessanta giorni per l'intervento militare in Siria, termine che potrà essere prorogato una sola volta di ulteriori trenta giorni, a condizione che cinque giorni prima della scadenza la Casa Bianca dimostri che l'estensione è indispensabile, e che il Congresso non si pronunci in senso opposto. Come già era trapelato, il compromesso concordato tra il senatore democratico Robert Menendez, presidente della commissione, e il numero uno repubblicano della stessa, Bob Corker, esclude categoricamente il dispiegamento di forze terrestri.

A Obama si impone inoltre di mantenere costanti consultazioni con il Parlamento di Washington, e di sottoporre alle commissioni Esteri del Senato medesimo e della Camera dei Rappresentanti una strategia precisa per negoziare una soluzione politica al conflitto siriano, ivi compresa una revisione delle varie forme di assistenza accordata ai ribelli. Quest'ultima clausola è stata richiesta da diversi esponenti della camera alta, tra cui il repubblicano John McCain, già avversario di Obama nelle presidenziali 2008. Oggi il provvedimento sarà sottoposto al voto del plenum della commissione, mentre per quello dell'assemblea nel suo complesso occorrerà attendere la ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva, il 9 settembre.

Analogo iter dovrà essere seguito alla camera bassa, davanti alla cui commissione Forze Armate compariranno in giornata il segretario di Stato, John Kerry, il leader del Pentagono, Chuck Hagel, e il generale Martin Dempsey, capo dello stato maggiore interforze. I tre avevano avuto ieri un'audizione analoga di fronte alla commissione Esteri del Senato. Una volta che l'autorizzazione sarà stata approvata in termini identici da entrambi i rami del Congresso, andrà alla firma di Obama per la conseguente promulgazione.