Proprio mentre scadeva l'ultimatum di 48 ore impartito l'altroieri ai partiti politici dalle Forze Armate egiziane, il presidente Mohamed Morsi ha lanciato la proposta di un governo di coalizione come soluzione per far uscire il Paese dalla gravissima crisi politico-istituzionale in cui è ripiombato. Nell'offerta di Morsi non appare peraltro compresa alcuna particolare concessione alle forze di opposizione. L'ultimatum, che il leader islamista ha comunque respinto, è scaduto intorno alle 16.30 locali, la stessa ora in Italia: si attende adesso un comunicato dei vertici militari, che avevano minacciato d'intervenire direttamente se le parti contrapposte non avessero concordato un compromesso. E' stato comunque precisato che per l'emissione del proclama non è stato fissato alcun orario preciso.
"I vertici delle forze armate sono attualmente riuniti con esponenti nazionali politici, religiosi e dei giovani. Un comunicato del comando generale delle forze armate sarà diffuso subito dopo il termine della riunione". E' quanto scrive il portavoce dei militari egiziani sulla sua pagina Facebook.
Carri armati sono stati schierati fuori dalla sede della tv statale egiziana. Lo riferisce Al Arabiya citando fonti della sicurezza. Il personale che non sta lavorando alle dirette è stato evacuato.
Nel frattempo, uomini dei servizi di sicurezza egiziani stanno presidiando l'accesso agli studi televisivi dai quali vengono fatte le dirette televisive.
Piazza Tahrir è già gremita in vista della scadenza dell'ultimatum ma sono già diverse migliaia i sostenitori della campagna Tamarod che affollano la piazza e scandiscono slogan contro Morsi.
In nottata scontri in vari quartieri del Cairo, anche davanti all'università dove si erano riuniti i sostenitori di Morsi, hanno provocato la morte di 23 persone e il ferimento di oltre 600. Nella notte una escalation della contrapposizione con un discorso alla nazione di Morsi, preceduto da una serie di messaggi su Twitter, nel quale il primo presidente dei Fratelli musulmani ha ribadito la sua legittimità, che gli deriva, ha sottolineato, dall'essere stato eletto direttamente dal popolo. Morsi ha anche lanciato una sfida ai militari che lo hanno messo in mora. "Se il costo di questa legittimità è la vita, la sacrifico volentieri" ha detto in un discorso durato una quarantina di minuti, nel quale ha ripetuto quasi ossessivamente la parola 'legittimità'. I militari non hanno aspettato molto per replicare, alzando ulteriormente il livello dello scontro. In un messaggio sulla pagina facebook della Forze armate dal titolo eloquente "le ultime ore", hanno affermato: "Giuriamo davanti a Dio che sacrificheremo il nostro sangue per l'Egitto e il suo popolo contro tutti i terroristi, estremisti e ignoranti", si legge. I media egiziani sono univoci nel dire che oggi è il giorno della fine del regime di Morsi, mentre al Ahram, governativo pubblica una road map definita dai militari per il dopo che prevede una transizione di 9-12 mesi nei quali delineare una nuova costituzione sotto la guida di un governo di tecnici presieduto da un militare. Nel clima di attesa e di confusione la Jamaa Islamiya, movimento integralista che sostiene Morsi, prima ha affermato, tramite uno dei suoi esponenti più noti Tarek el Zumar, di essere favorevole ad un referendum su elezioni anticipate, per smentire poco dopo in un comunicato dell'organizzazione.
La polizia è accanto all'esercito, sostiene la legittimità del popolo, proteggerà i manifestanti pacifici e non permetterà a nessuno di ricorrere alla violenza. E' quanto afferma un comunicato del ministero dell'interno egiziano.





