In collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano, i militari del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Cagliari hanno portato in superficie un cannone in bronzo di straordinaria bellezza. Un pezzo d'artiglieria risalente al 1600 e appartenente presumibilmente ad un galeone spagnolo inabissatosi proprio nelle acque sarde.
Con il supporto del guardacoste “G.204 Finanziere Garulli” comandato dal Maresciallo e archeologo subacqueo Andrea Coffa, i sommozzatori delle Fiamme Gialle e della Soprintendenza hanno raggiunto le acque in prossimità delle secche di libeccio nel cuore dell'Area Marina Protetta del Sinis - isola di Mal di Ventre. Il cannone Giaceva sul fondale sabbioso, seminascosto tra due rocce, ad una profondità di 11 metri, con la culatta ad ovest e la bocca verso est.
Dopo aver annotato tutte le informazioni scientifiche, realizzata la documentazione video fotografica e preparate le complesse fasi di recupero, il reperto di circa due tonnellate, della lunghezza di 2,75 metri è stato portato in galleggiamento attraverso l'impiego di grossi palloni da sollevamento. Una volta giunti in prossimità della costa a strapiombo, il cannone è stato sollevato da un automezzo gru messo a disposizione dal Comune di Cabras e adagiato su di un altro mezzo della Guardia di Finanza per la scorta fino agli uffici della Soprintendenza di Cagliari.
Da subito il pezzo d’artiglieria è sembrato essere in ottimo stato di conservazione. Nel fusto, parzialmente ricoperto da concrezioni organiche, si intravedono, infatti, una serie di fregi a rilievo nel bronzo e gli anelli di fissaggio sulla parte superiore hanno forme zoomorfe (pesci o mostri marini), mentre sulla culatta si notano incisi alcuni numeri. Dalle prime analisi, i tecnici della Soprintendenza hanno riferito che potrebbe trattarsi di un cannone spagnolo del 1600, forse caduto in mare durante una tempesta o a seguito di uno sbilanciamento repentino della nave dovuto ad una collisione con i vicinissimi scogli semisommersi.
I successivi lavori di restauro e le analisi archeologiche forniranno sicuramente una più dettagliata descrizione del reperto, l’esatta provenienza e probabilmente anche le cause che hanno provocato il naufragio. Le prime prospezioni subacquee effettuate nella zona in occasione del recupero, non hanno finora svelato la presenza di un relitto o parte di esso. Com