È durato quasi due ore l'incontro tra il premier Enrico Letta e il sindaco di Firenze Matteo Renzi nello studio del primo cittadino a Palazzo Vecchio. Al termine una stretta di mano tra i due a beneficio di fotografi e telecamere. Renzi ha regalato tre maglie della Fiorentina a Letta, su ciascuna il nome dei figli del premier.
Letta si è quindi allontanato da Palazzo Vecchio per raggiungere nella sede della Regione il governatore Enrico Rossi con cui ha avuto un incontro prima del dibattito con Ezio Mauro. Il premier è di nuovo a Palazzo Vecchio per essere intervistato dal direttore di Repubblica Ezio Mauro nell'ambito de 'La Repubblica delle Idee'.
Enrico Letta ci mette "la faccia" e se serve anche il coraggio, o meglio le "palle", per dimostrare che questo governo può davvero cambiare le cose. Il presidente del Consiglio lo dice chiaro e tondo citando l'esempio di Ciampi che nel 1993 si impose sulla scelta di Napoli come sede del G8. Chi guida un Paese deve decidere e per farlo si devono fare anche scelte impopolari, come quella "eccezionale" di governare insieme ai tuoi avversari. Ma chi sostiene che l'esecutivo sia a guida berlusconiana si sbaglia e i ballottaggi delle amministrative dimostreranno che è vero il contrario.
Quasi 90 minuti, il tempo di una partita di calcio, sul palco de 'La Repubblica delle Idee', incalzato dal direttore del quotidiano di Largo Fochetti, Ezio Mauro. Uno sforzo non indifferente per il presidente del Consiglio, reduce da un lungo incontro con Matteo Renzi: chi pensa che "rinverdiremo antiche storie di galli nel pollaio" si sbaglia, avverte il premier a proposito del rapporto con il sindaco di Firenze, facendo capire che l'intesa a non pestarsi i piedi c'è, anche se è presto per definirne i dettagli.
Il premier spende molte parole a difendere il governo: è una "necessita" nata da una "situazione eccezionale" perché tornare al voto con questa legge elettorale voleva dire "caos istituzionale". A questo "pertugio" non ci sono perciò "alternative", visto anche che il Paese ha bisogno di risposte immediate sul fronte economico e delle riforme. "Io ci metto la faccia" - scandisce rivolgendosi a chi, anche nel Pd, vede nell'asse con Alfano il risorgere della vecchia Dc - e "chiedo di aver fiducia" sul fatto che "non ci sono sotterfugi".
Le larghe intese sono una "rivoluzione" temporanea che lascerà presto il posto al ritorno del bipolarismo; Pd e Pdl restano alternativi. Del resto lo dimostra la mancata intesa sulla legge elettorale che potrà essere modificata solo dopo il taglio dei parlamentari. Detto questo, non c'è neanche bisogno di quella "pacificazione" auspicata da Berlusconi, perché non usciamo dalla guerra e "io non mi sento Togliatti".
L'esperienza di questo strano governo serve anche a "sciogliere i nodi" delle riforme costituzionali. Perché l'Italia e' l'unico Paese occidentale con più parlamentari degli Stati Uniti e due Camere che fanno le stesse cose. Ma, promette Letta, dal cantiere non emergerà un "mostro", anche grazie al fatto che, con il referendum, l'ultima parola spetterà ai cittadini. Invita tutti a collaborare, anche se non ha grande fiducia che con Grillo si possa dialogare, soprattutto dopo quanto ha detto sul Parlamento. Gli elettori del Pd, invece, stiano capendo e hanno "fiducia" nel tentativo. Lo dimostrano i risultati del primo turno delle amministrative e lo dimostreranno i ballottaggi che smentiranno chi sostiene che a decidere tutto è il Cavaliere. A riprova di ciò, non intende fare 'sconti' al Pdl.
Annuncia che il governo, ad esempio, sta studiando misure contro la corruzione , l'auto riciclaggio e la prescrizione. E se Berlusconi fosse condannato? Non ci saranno ricadute sul governo, assicura il premier, che si attende dai parlamentari della maggioranza "senso di responsabilità". Sul fronte economico, assicura di voler fare di tutto per evitare l'aumento dell'Iva e ribadisce che intende riformare l'Imu, ma senza "sfasciare i conti".
Il fulcro dell'azione dell'Esecutivo resta però la lotta alla disoccupazione, e in particolare di quella giovanile. Archivia come "battuta" l'invito del Cavaliere ad ingaggiare un braccio di ferro con Angela Merkel e spiega che anche la Germania ha capito l'importanza della sfida sul lavoro. L'Italia, però, può fare anche di più: Letta auspica infatti che il semestre italiano si trasformi in una nuova Maastricht che finalmente porti agli "Stati Uniti d'Europa".