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Giorgio Locci (PdL): “La Regione, provveda ad far applicare la legge regionale che stanzia 10 milioni di euro per la Carbosulcis”

«La Legge regionale n.7 del 29 marzo 2013, attraverso la quale si stanziano 10 milioni di euro necessari per dare esecuzione agli obblighi relativi al possesso delle miniere, quindi alla messa in sicurezza, alla sua manutenzione e quanto altro necessario onde evitare danni a cose o a terzi, ad oggi, è inapplicata».

La denuncia è del consigliere regionale del PdL, Giorgio Locci, che ha presentato una interrogazione al Presidente della Regione e all’Assessore dell’Industria.

Per questo motivo, l’esponente politico chiede di conoscere se corrisponda al vero che questa situazione, come pare, sia dovuto a pareri difformi della dirigenza dell’Assessorato all’Industria, e se non ritenga, la Regione, di intervenire con sollecitudine per far si che ci sia l’immediata applicazione della legge anche per evitare i rischi legati alla sicurezza, senza considerare il disagio sociale che questa situazione sta determinando nelle maestranze della miniera che rischiano di non percepire gli emolumenti mensili già dal mese in corso.

Il tutto, è conseguenza di una diversa interpretazione della normativa sulle comunicazioni all’Unione europea che, relativamente alla legge regionale 7/2013, non è applicabile il comma 3 dell’articolo 108 del testo unico in quanto non si tratterebbe di “progetti diretti a istituire o modificare aiuti”, ma a dar corso alla normativa nazionale relativa agli obblighi di chi possiede siti minerari.

Per questo, la normativa superiore, vale a dire il Regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443 e il decreto del Presidente della Repubblica 9 aprile 1959, n. 128 con i quali si impongono alla Regione i servizi di pubblico interesse relativi alle attività di messa in sicurezza e custodia della miniera, hanno prevalenza su tutto il resto.

La preoccupazione del Consigliere regionale è quella di conoscere «se corrisponde a verità che il Servizio attività estrattive dell’Assessorato dell’Industria abbia provveduto ad effettuare le opportune verifiche ed approfondimenti di merito, rilasciando apposito parere formale (prot.5943 del 7 marzo 2013) su cui verrebbe evidenziato che, un’eventuale immediata e prolungata interruzione dell’attività estrattiva, pur tecnicamente fattibile, non verrebbe giudicata idonea in relazione all’alto rischio di insorgenza di fenomeni di autocombustione in frana e relative instabilità del fronte di coltivazione».

«Inoltre – prosegue Giorgio Locci – chiedo di verificare se vi siano responsabilità o inadempienze da parte dei dirigenti nell’applicazione della legge in oggetto».