Occorre "creare le condizioni di una ripresa economica che fornisca, specie alle generazioni più giovani, concrete prospettive di lavoro nell'ambito di una crescita sostenibile ed equa". Lo dice il presidente della Rrpubblica Giorgio Napolitano in un messaggio per la presentazione del rapporto Istat, che delinea una situazione a dir poco drammatica per i giovani italiani: in aumento i senza lavoro che non studiano né seguono corsi di formazione, al Sud quasi imossibile trovare contratti a tempo indeterminato.
L'Italia ha "la quota più alta d'Europa" di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano. Si tratta dei cosiddetti Neet, arrivati a 2 milioni 250 mila nel 2012, pari al 23,9%, circa uno su quattro. Basti pensare che in un solo anno sono aumentati di quasi 100 mila unità.
Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni tra il 2011 e il 2012 è aumentato di quasi 5 punti percentuali, dal 20,5 al 25,2% (dal 31,4 al 37,3% nel Mezzogiorno); dal 2008 l'incremento è di dieci punti. Sono stati relativamente piu' colpiti, spiega sempre l'Istat, i giovani con titolo di studio piu' basso, in modo particolare quanti hanno al massimo la licenza media (+5,2 punti). Il numero di studenti è rimasto sostanzialmente stabile attorno ai 4 milioni (il 41,5% dei 15-29enni; 3 milioni 849 mila nel 2008).
Tra il 2008 e il 2012 si sono persi 506.000 posti di lavoro ma con differenze consistenti tra le tipologie. Dall'inizio della crisi sono diminuiti di 950.000 unità gli occupati 'standard' (a tempo pieno e indeterminato sia dipendenti che autonomi) mentre sono aumentati di 425.000 unità quelli part time. Gli atipici (collaboratori e contratti a termine) sono cresciuti di 20.000 unità. L'Istat registra nell'ultimo la perdita di altri 69.000 occupati (-410.000 posti standard, +253.000 part time, +89.000 atipici).
La crisi colpisce duramente il Mezzogiorno: il 40,1% della popolazione che risiede al Sud, infatti, vive in una condizione di disagio economico. Una percentuale, sottolinea l'Istat, che è aumentata di tre punti dal 2011 al 2012. Il 25,1% della popolazione che risiede nel Mezzogiorno vive addirittura in grave disagio economico.
La pressione fiscale in Italia si attesta al 44%, grazie al maggior incremento della pressione fiscale in Europa, insieme alla Francia (46,9%). I valori dei due Paesi sono superiori alla media dell'area euro e tra i più elevati dell'Unione europea.