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Bersani al Colle, i partiti guardano al dopo: Governo del presidente e Quirinale.

Amato, Cancellieri, Onida. Si parla di questi nomi, nei palazzi della politica e sui giornali e già questo è un po' più di un mezzo indizio: Pier Luigi Bersani non ha convinto il Movimento 5 Stelle, non ha i numeri. Dunque, la palla torna a Napolitano. Che vuole evitare nuove elezioni a stretto giro di posta, come d'altra parte quasi tutti i partiti. Già, ma come?
"La vicenda è chiusa e l'ha chiusa Bersani che ora si trova nel vicolo cieco in cui si è infilato. Sta a lui, ora, rovesciare la situazione, se vuole e se può, nell'interesse del paese", dice Angelino Alfano chiudendo in apparenza ogni spiraglio al tentativo del segretario Pd di far decollare un governo ma rilanciando al tempo stesso la possibilità che la situazione possa essere "rovesciata": tocca ora al presidente preincaricato fare un'altra mossa per evitare il fallimento del mandato ricevuto dal Capo dello Stato.

Una dichiarazione più possibilista di quella di Alfano arriva da Roberto Maroni, segretario del Carroccio e presidente della Regione Lombardia: "Se Bersani decide di accettare le nostre condizioni, noi faremo la nostra parte. Altrimenti andrà al Quirinale a dire che non ha la maggioranza". Già, ma sono quelle "condizioni" il problema. E Maroni aggiunge: "La decisione è politica: si può votare sì oppure uscire dall'aula del Senato per non votare no". Alchimie da prima Repubblica, insomma, ma dal Pd deve arrivare un segnale. Anche per la partita del Quirinale, che Bersani fino a ieri ha ripetuto di non voler iniziare, alemno ufficialmente, insieme a quella per formare il Governo.

In mattinata le ultime consultazioni: alle 10,30 il segretario Pd incontra i rappresentanti di Centro Democratico, alle 11 la delegazione di Sel, alle 11,30 i capigruppo del Pd. In serata Bersani dovrebbe salire al Colle per riferire lo stato della situazione.

Non avendo i numeri di una maggioranza al Senato dopo il secco no del M5S, un Governo Bersani può nascere solo con l' assenso del centrodestra. Questo consenso non può prendere le forme di un voto favorevole (altrimenti si tratterrebbe di "governissimo"), da qui l'ipotesi che i senatori di Pdl e Lega Nord possano lasciare l'aula del Senato. Tuttavia, perché questo possa accadere il centrodestra chiede alcuni impegni: l'apertura di un dialogo per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica senza i soli voti del centrodestra (in ascesa la candidatura Pera accanto a quella di Gianni Letta) , la presidenza da parte di un esponente del Pdl della commissione - o della "Convenzione" - sulle riforme istituzionali che potrebbe nascere subito dopo l' insediamento dell'esecutivo per rispettare l'indicazione di Napolitano sulla necessità di un impegno di tutte le forze politiche sulle riforme istituzionali.

Altri punti di incontro potrebbero riguardare la politica economica: riforma dell'Imu sulla prima casa, rinvio della tares, sblocco del patto di stabilità degli enti locali in modo da mettere in moto alcuni investimenti nel settore pubblico.

Con tutti i partiti convonti che in ogni caso questa sarà una legislatura breve, se non brevissima, la maggiore difficoltà nella trattativa riguarda il problema del Capo dello Stato, una carica che pesa sul futuro politico per ben 7 anni. E che in tempi di crisi, lo insegnano i settennati di Scalfari e Napolitano, ha nu ruolo che è diventato via via centrale, determinante.  Il Pd continua a dirsi indisponibile, mentre Pdl e Carroccio ricordano che il centrosinistra "non può prendere tutto" dopo aver eletto con solo i propri voti i presidenti di Camera e Senato.

Bersani ieri sera ha detto che andrà al quirinale e valuterà "con il presidente della Repubblica. Non ho dei diktat da fare. Devo portare una valutazione conclusiva che è fatta di numeri e anche di valutazioni politiche, in un dialogo sempre corretto, bello e produttivo. A quel punto si prenderanno decisioni. Non vado là con delle richieste in premessa".

I collaboratori del presidente preincaricato fanno filtrare la convinzione di bersani: se arrivasse al Senato per chiedere la fiducia, è sicuro di ottenere il via libera di Palazzo Madama. Questo itinerario ha però bisogno dell'assenso di Napolitano, tutt'altro che scontato non avendo Bersani certezze sui numeri di una possibile maggioranza da sottoporgli dopo aver esperito il suo incarico esplorativo.

Dopo Bersani Se il Capo dello Stato non dovesse ritenere di far proseguire il tentativo di Bersani, potrebbe aprirsi tutt'altro scenario. Napolitano userebbe i giorni di Pasqua per riflettere sulla difficile situazione che si è venuta a creare. Subito dopo il mandato potrebbe andare a una personalità in grado di formare un "esecutivo di scopo" (Cancellieri, attuale ministro degli Interni, o Piero grasso, presidente del Senato, o Giuliano Amato?). Questo governo, se vedesse la luce votato dai principali partiti,potrebbe durare fino alle elezioni europee della primavera del 2014, quando le elezioni anticipate per Camera e Senato potrebbero abbinarsi a quelle per il rinnovo del parlamento di Bruxelles. Magari, sperano un po' tutti, con una nuova legge elettorale approvata nel frattempo.

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