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Tra chiese, domus e nuraghi in provincia di Sassari

Monasteri, nuraghi, domus de janas e buon cibo. È questo, in breve, il programma per la prossima escursione proposta dal Cral Mereu e dall’Ancos Confartigianato.

Il mistero del Santuario di San Pietro di Sorres, la maestosità del Nuraghe Santu Antine, la magia delle Domus de janas di Sant’Andrea Priu, sono i punti fondamentali dell’escursione prevista per domenica 17 marzo in provincia di Sassari.

Il programma prevede la partenza in bus da Cagliari domenica mattina con successiva visita al Monastero di San Pietro di Sorres (SS). La stupenda chiesa romanica situata nel comune di Borutta (Sassari), officiata, da ormai cinquant’anni, dai Monaci Benedettini Sublacensi, è stata edificata, nei secoli XI-XII, come cattedrale della scomparsa diocesi di Sorres. Questa, come altre diocesi e cattedrali coeve della Sardegna, sorse come conseguenza della riforma della Chiesa, voluta dal papa benedettino Gregorio VII. Il legame con la sede romana del papato spiega il perché la chiesa sia stata dedicata a san Pietro.

Poi il proseguimento per la visita al Nuraghe di Santu Antine, gioiello dell'architettura proto sarda. Costituito da una torre centrale e da un bastione trilobato con ai vertici tre torri circolari, fu costruito durante l’età del Bronzo, probabilmente nel corso del XVI secolo a. C. Si tratta dunque di un edificio preistorico, edificato quando in Sardegna fioriva la Civiltà Nuragica, della quale il Nuraghe Santu Antine rappresenta una delle testimonianze più significative sia per le dimensioni che per le caratteristiche architettoniche.

Dopo il pranzo, rigorosamente tutto a base di prodotti sardi, la visita alla necropoli di S. Andrea di Priu, costituita da una ventina di tombe ipogeiche, ossia sotterranee scavate durante la fase del neolitico lungo il ripido costone di trachite. I primi riferimenti relativi a S. Andrea Priu risalgono al sec. XIII. Questo luogo fu riutilizzato come chiesa bizantina nel 535 d.C., come testimoniano le tombe scavate nella roccia con cuscino simbolico.Fu poi riconsacrata nel 1313 come chiesa intitolata a S. Andrea dal Vescovo di Sorres Guantino di Fanfara. Venne intonacata di bianco, affrescata e i pilastri interni furono levigati e trasformati in colonne. Chiusero inoltre le nicchie di sepoltura lasciando solamente i tre vani principali: nartece per i catecumeni, aula per i fedeli già battezzati e presbiterio per i sacerdoti.